Sardegna

Dopo le donne "ora veri atleti",è bufera

Sergio Lai smonta polemica, "solo un grande equivoco"

Redazione Ansa

"Ora arriva la gara clou, vedremo gareggiare i veri atleti". Questo l'annuncio al microfono da parte del presidente della Fidal Sardegna, Sergio Lai, poco prima della gara finale - maschile - dei campionati societari di atletica disputati ieri a Villacidro, a cinquanta chilometri da Cagliari.

Qual è il problema? Che prima erano scese in pista le donne. È successo il finimondo: le parole dello storico numero uno dell'atletica sarda sono diventate un caso nazionale dopo la replica su Facebook di una delle partecipanti, Giulia Andreozzi, giovane avvocata con la grande passione per la corsa. Il motivo? "Prendo atto che per lui le donne che avevano appena finito di gareggiare non sarebbero vere atlete - scrive Giulia Andreozzi - Come donna e come sportiva non ritengo che si possa fare finta di niente o minimizzare. Sono affermazioni gravi e inaccettabili di cui si dovrebbe essere chiamati a rendere conto".

E giù centinaia di like, una marea di condivisioni. Con l'intervento della parlamentare Pd Laura Coccia. "Possibile - commenta l'esponente dem - che la cultura maschilista sia ancora così insita nello sport, che invece rappresenta inclusione, da far accadere certi brutti episodi. È arrivato il momento di riconoscere pari dignità e diritti al lavoro e all'impegno di tutte le atlete", incalza la deputata lanciando un appello bipartisan per il varo di una legge che riconosca formalmente il professionismo delle atlete.

Lai però smonta tutto. "Un grande equivoco - spiega all'ANSA - chi conosce la mia storia sportiva sa benissimo che il mio riferimento non era assolutamente alla gara precedente. Ma al fatto che la gara finale presentasse alla partenza campioni come ad esempio Said Boudalia, un atleta che ha vinto la maratona di Boston. Sono amareggiato, questa storia mi fa stare male.

Io contro le donne? Ma se sono stato recentemente relatore a un convegno a Oristano proprio contro la violenza sulle donne. E poi basta guardare il consiglio regionale della Fidal: ci sono quattro donne su sette. E due sono una vicepresidente e l'altra vicepresidente vicario. Le sportive che mi conoscono sanno benissimo che quelle parole sono state mal interpretate".

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