(ANSA) - CAGLIARI, 22 SET - Una bambola da accudire come se
fosse un bambino. Perché in realtà il paziente crede di avere in
braccio magari il nipotino.
Non solo. Le terapie non farmacologiche - che naturalmente
possono affiancare quelle a base di farmaci - possono aiutare i
familiari del paziente. E gli operatori delle strutture che
ospitano i malati di Alzheimer. La therapy doll (la tecnica
della bambola), nel centro diurno che ospita il convegno, è già
materia dei corsi di specializzazione e aggiornamento di chi si
deve occupare dei pazienti. "È una finzione utile- spiega Ivo
Cilesi, psicopedagogista che collabora come consulente anche con
il ministero della Salute a Cuba - serve a far riemergere l'area
affettiva-emozionale: il paziente crede davvero di avere con sé
un bimbo. E riscopre il suo istituto materno o paterno,
calmandosi". (ANSA).
Bambole e viaggi per frenare Alzheimer
Nuove terapie non farmacologiche: più emozioni, meno pastiglie