"Omissioni di Stato per nascondere la verità: ho le prove che il ministero della Difesa ha coperto per anni omicidi plurimi e disastri ambientali". Lo ha detto il deputato Mauro Pili (Misto), membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che in una conferenza stampa alla Camera ha presentato oggi la sua relazione conclusiva, differente da quella di maggioranza illustrata ieri e giudicata "assolutamente debole".
Pili ha prodotto un lavoro di 900 pagine "anche con documenti resi divulgabili solo stamattina". Tra le carte ci sono "168 nomi e cognomi delle vittime della devastazione del Poligono di Salto di Quirra, dove sono state usate migliaia di tonnellate di esplosivi con ogni genere di sostanze cancerogene e radioattive, con le analisi sconvolgenti sempre nascoste sugli animali che indicano effetti letali sulla catena alimentare umana". Allegate alla relazione anche alcune foto "che inquadrano missili da aereo pronti per essere interrati nel poligono".
Il deputato ha parlato di "venti anni di responsabilità da parte dei vertici militari, dall'allora ministro della Difesa, Sergio Mattarella a quello attuale, Roberta Pinotti" ed ha invitato il capo dello Stato ad "inviare un messaggio alle Camere per spingerle a riconoscere il nesso causale automatico per le vittime dell'uranio impoverito e per quelle malattie generate da nanoparticelle e fattori simili contratti in teatri di guerra o aree addestrative". Sarebbe, ha aggiunto, "un atto in grado di sanare un contenzioso grave che lede il patto di lealtà tra lo Stato ed i suoi uomini più esposti".
Pili ha riferito che da ministro della DIfesa, "Mattarella diceva che in Bosnia non è mai stato usato munizionamento all'uranio impoverito ma gli atti della Nato, che ho riportato nella relazione, dicono il contrario: fin dal 1994 lo Stato Italiano era a conoscenza che in Bosnia e Kosovo è stato usato quel materiale e sapeva che le conseguenze erano letali. Gli Stati Uniti davano indicazioni che bisogna vestirsi come palombari nucleari in quelle zone, precauzioni che non sono mai state seguite dai vertici delle nostre forze armate".
Il deputato sardo ha poi messo nel conto della Difesa anche "il disastro ambientale, con la distruzione di habitat naturali in Sardegna e l'elevazione delle soglie di inquinamento ammesse nei poligoni militari a quelle dei siti industriali" ed ha puntato il dito sulla "connivenza tra vertici militari ed industrie belliche, con capi di Stato Maggiore passati a guidare aziende produttrici di armamenti come Vitrociset e Oto Melara".
"Le manipolazioni dimostrate - ha proseguito Pili - impongono la trasmissione di questi atti alle procure competenti perchè valutino l'apertura di fascicoli d'indagine in modo da dimostrare che non esistono zone franche dove lo Stato si ritrae per consentire di tutto e di più".