"Sono profondamente pentito di quello che ho fatto. E' stato un gesto dettato dalla rabbia e dalla disperazione perché le volpi quest'anno mi hanno ucciso 60 pecore, parte del mio gregge che mi serve come sostentamento per la mia famiglia". Così, in forma anonima, ai microfoni del Tg sardo "Videolina, l'allevatore del Nuorese che nei giorni scorsi ha infilzato e brutalmente ucciso con un forcone una volpe, condividendo poi il video sui social e scatenando l'indignazione degli animalisti
"Non è un gesto giustificabile e chiede perdono anche per aver condiviso il video - spiega il pastore - io lo volevo cancellare ma poi è andata così. Da tre giorni non dormo per questa storia. Voglio anche precisare che è stato uno sbaglio fatto da me e non dall'intera categoria di pastori. Ho colpito la volpe - ricostruisce - con la prima cosa che mi è capitato vicino. E' stato un errore gravissimo ma sono pronto a sedermi intorno a un tavolo con i forestali e con gli ambientalisti perché quello delle volpi da noi è un problema da risolvere".
All'attacco la Lega anti vivisezione (Lav). "Il responsabile deve essere condannato con tutte le aggravanti - dichiara Roberto Corona della Lav di Cagliari - Contrastiamo a tutti i livelli questa cultura incapace di riconoscere il diritto di vivere delle altre specie. Ci vuole una nuova visione etica e non violenta nella gestione del rapporto con i selvatici e tutti gli animali in generale.
La Regione Sardegna deve assumersi le proprie responsabilità e iniziare a condannare questi atti incivili anziché considerare gli animali causa di problemi che si risolvono con l'abbattimento, come volpi, cinghiali, daini, cornacchie. La nostra fauna selvatica - chiarisce - deve essere tutelata e salvaguardata e non condannata a morte".