In Sardegna, da ormai un decennio, l'autotrasporto viaggia con il freno a mano tirato. Secondo un'elaborazione dell'Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su dati Istat, nell'Isola dall'inizio della crisi a oggi si contano quasi 900 realtà in meno, che hanno lasciato senza un'occupazione circa 3mila addetti. Si è passati dalle 3.073 imprese del 2009 alle circa 2.200 del 2017; di queste 1.722 sono artigiane.
Un settore, quello del trasporto merci su strada, che distribuisce l'85,4% delle merci che viaggiano nell'Isola, contro una media dell'Ue a 28 di 10 punti inferiore. Alle 2.200 realtà presenti sul territorio, va aggiunto un numero sempre più crescente di unità prive di automezzi, almeno 1.500, che svolgono quasi esclusivamente attività d'intermediazione, avvalendosi sempre più spesso di vettori stranieri.
"Il parco mezzi vetusto, il crollo della domanda, i costi di esercizio record, l'abusivismo, la concorrenza sleale praticata dai vettori stranieri, i pagamenti sempre più dilatati nel tempo - denuncia Giovanni Mellino, presidente di Confartigianato Trasporti Sardegna - il tutto unito alla cronica carenza di infrastrutture e alla condizione geografica, ne hanno fiaccato la tenuta. Secondo recenti dati, nell'isola il 'sistema circolante degli autocarri' - aggiunge - risulta il secondo più vecchio d'Italia. Tra quelli pesanti, oltre 16 tonnellate, si arriva ai 19 anni mentre per quelli di portata inferiore, tra le 3,5 e le 16 tonnellate, l'età si aggira sui 21 anni".
A queste criticità, secondo l'associazione, si sommano "i costi di esercizio più elevati d'Europa". Tra le difficoltà segnalate dagli autotrasportatori anche quelle relative "alla rotta tra Santa Teresa di Gallura e Bonifacio, alle navi troppo piccole con la difficoltà a caricare certi automezzi, al drastico calo delle corse durante i mesi invernali, alla diminuzione dello spazio a disposizione delle merci nel periodo estivo e porti sottodimensionati per un traffico in crescita".