Un modello di possibile sviluppo per una delle zone più belle e selvagge della Sardegna, il golfo di Oristano, tra aree marine protette e zone umide. Il progetto si chiama Maristanis e in questi giorni sbarca a Dubai per la Conferenza delle parti, organizzata dalla Convenzione di Ramsar (atto firmato a Ramsar, in Iran, nel 1971 da un gruppo di Governi, attualmente 170, istituzioni scientifiche e organizzazioni internazionali partecipanti alla Conferenza internazionale sulle zone umide e gli uccelli acquatici) ogni tre anni.
Al vertice negli Emirati Arabi, a cui partecipano i rappresentanti dei 170 governi che hanno firmato il patto di salvaguardia e valorizzazione delle zone umide, per la Sardegna, c'è una delegazione della Fondazione Medsea, Mediterranean Sea and Coast Foundation, con sede a Cagliari e che presenta il suo progetto. Cofinanziato dalla Fondazione Mava e coordinato dalla Fondazione Medsea in collaborazione con l'Area Marina Protetta "Penisola del Sinis - Isola di Mal di Ventre" e al FLAG Pescando, Maristanis si sviluppa in parallelo con gli altri tre progetti cofinanziati da MAVA in Tunisia, Montenegro e Albania.
Al centro dell'azione divulgativa c'è il territorio su cui insistono 12 Comuni (San Vero Milis, Riola Sardo, Nurachi, Cabras, Oristano, Santa Giusta, Palmas Arborea, Arborea, Terralba, Guspini, Arbus e Cuglieri), interessati dalla presenza di 6 siti Ramsar, cioè zone umide di importanza internazionale riconosciute dalla Convenzione omonima per un totale di 10.206 ettari, dai quasi 25mila Ha di mare protetto, da 10 Siti di Interesse Comunitario (SIC) e 7 Zone di Protezione Speciale (ZPS).
L'azione di Medsea ha riguardato l'assistenza tecnica agli enti locali per programmare iniziative sulla tutela e la valorizzazione delle zone umide. Alla fine ne è venuta fuori una mappa utile per studiare eventuali contromisure per difendere l'ambiente. Coinvolti anche circa 100 pescatori e gli operatori del territorio, dagli agricoltori ai gestori di attività ricettive.