E' muro contro muro tra ministero della Salute e Regione Sardegna sulla riorganizzazione della rete ospedaliera. Il 7 settembre scorso, sostenendo che "il modello introdotto non è coerente con il decreto ministeriale 70", la direzione generale del ministero chiedeva alla Regione di ricondurre la rete entro gli standard "con apposito atto formalmente adottato ed efficace, entro e non oltre mercoledì 31 ottobre". Martedì 30 l'assessore alla Sanità, Luigi Arru, ha inviato alla ministra Giulia Grillo e a suoi uffici una lunga lettera dove ribatte alle contestazioni e spiega: "il riordino è coerente con il dm 70 e non pregiudica il 'livello minimo' della qualità e della quantità dei servizi sanitari".
In particolare Arru fa presente che "il modello approvato dal Consiglio regionale, nell'ambito dell'autonomia organizzativa, è coerente perché adotta soluzioni tese a garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea) in un contesto territoriale non paragonabile ad alcun altro nell'ambito nazionale". L'assessore ricorda che l'articolo 3 del dm 70 prevede l'applicazione da parte delle regioni a Statuto speciale "compatibilmente con le peculiarità demografiche e territoriali di riferimento nell'ambito della loro autonomia organizzativa".
E sottolinea l'importanza dei "dati di contesto": indici di dispersione abitativa con valori di densità inferiori ai 30 abitanti per chilometro quadro, ma soprattutto la condizione di insularità che "non consente alla popolazione di giovarsi dei servizi eventualmente offerti dalle regioni limitrofe, come accade per il resto dell'Italia". Ebbene, aggiunge, "questi dati sono stati illustrati nel documento di ridefinizione della rete ma, evidentemente, non sono stati adeguatamente valutati nell'ambito dell'istruttoria".
Secondo Arru, non solo la rete sarda non deroga agli standard qualitativi, "semmai ha ricercato le soluzioni organizzative che potessero garantire il raggiungimento e il mantenimento degli stessi". Ad esempio, "ha previsto, nei territori più disagiati, un potenziamento dell'offerta ospedaliera, garantendo il rigido rispetto di protocolli di qualità e di cooperazione organizzativa".