Sette domande al vicepremier Luigi Di Maio alla vigilia della sua visita in Sardegna. A porle sono, in una lettera, i segretari regionali confederali e di categoria di Cgil, Cisl, Uil. Sette questioni relative alla mancanza del metano nell'Isola, al piano approvato nel 2016 per includere la Sardegna nella rete nazionale dei gasdotti e la recente determina del ministero dell'Ambiente che, in coerenza con la Strategia energetica nazionale sulla fuoriuscita dal carbone, prevede la chiusura delle centrali termoelettriche di Fiumesanto e Portovesme entro il 2025.
Questo, "a prescindere dall'avanzamento del piano di metanizzazione e senza prevedere la riconversione degli impianti termoelettrici sardi, indispensabili per la tenuta del sistema energetico regionale". Quindi, chiedono le sigle al ministro dello Sviluppo e economico, "in che modo verrà garantito il riequilibrio del sistema energetico regionale dopo il 2025, sotto il profilo della stabilità, della sicurezza e della certezza dei costi? Poi: "Con quale soluzione si garantirà a imprese e cittadini sardi di disporre del metano a condizioni di prezzo e di accesso equivalenti al resto d'Italia?"
Terza domanda: "La cogenerazione di energia elettrica e termica è funzionale alla realizzazione di importanti accordi su progetti industriali che impegnano risorse pubbliche e private, in particolare a Porto Torres (chimica verde) e Portoscuso (Eurallumina, Portovesme e Sider Alloys): in che modo si pensa di alimentare le centrali, in assenza del carbone?" e "Quando intende promuovere il tavolo di confronto già chiesto e sollecitato dalla Regione sulla chimica verde a Porto Torres?".
Le altre tre richieste di chiarimento son legate alle modifiche della Sen introdotte dal Piano energia e clima (Piec). "Qual è il loro significato rispetto alla rete di connessione, ai rigassificatori, all'approvvigionamento dei bacini, alla regolazione tariffaria della metanizzazione in Sardegna?"; "Qual è l'impatto di un approvvigionamento attraverso le navi bettoline e autocisterne criogeniche di cui si fa riferimento nella Piec?". "Il piano prevede o no i rigassificatori e la rete di connessione dei 38 bacini di distribuzione di gas?.
ANCHE CONFINDUSTRIA IN PRESSING SUL METANO - "Il ministro dello Sviluppo economico confermi la volontà di assolvere agli impegni governativi assunti per la metanizzazione dell'isola". E' l'invito che Confindustria Sardegna rivolge al vicepremier Luigi Di Maio alla vigilia della sua visita nell'Isola, dopo che anche i sindacati avevano chiesto risposte al ministro sullo stesso tema.
Impegni che comprendono, spiegano gli industriali in una lettera, "la realizzazione della rete di trasporto principale di interconnessione ai rigassificatori e ai bacini per assicurare stabilità ed unitarietà energetico/tariffaria di una risorsa decisiva per la competitività del sistema produttivo della Sardegna, che sconta sul tema una diseconomia storica". All'origine delle richieste di Confindustria ci sono le incertezze determinate dal decreto del ministero dell'Ambiente sull'uscita dal carbone entro il 2025: quali saranno le conseguenze per il sistema energetico della Regione?
Quale l'impatto sulle attività economiche e produttive? Soprattutto per questo nella lettera c'è l'ulteriore appello a "confermare la compatibilità di quanto previsto nel Piano nazionale integrato per l'Energia e il Clima (Pniec) con gli importanti investimenti industriali, in particolare a Portovesme, Porto Torres e Fiume Santo, che vedono tra l'altro il Mise direttamente impegnato". Gli industriali chiedono poi "il massimo sostegno politico, a fronte delle prevedibili contrapposizioni sociali ed ambientali, per la realizzazione del rilevante incremento di impianti di energie rinnovabili (a partire dal fotovoltaico e eolico) necessario per compensare la decarbonizzazione". Infine l'invito a "garantire la sicurezza della rete elettrica sarda con la realizzazione del cavo HVDC Sardegna - Sicilia".
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