A pochi giorni dalla denuncia dei pastori sul crollo del prezzo degli agnelli sardi da macellare in vista della Pasqua, gli allevatori lanciano un appello alla grande distribuzione. "I rappresentanti di questo settore sono seduti al tavolo di filiera e hanno sempre espresso pubblicamente la vicinanza alle nostre vertenze - spiega all'ANSA uno dei portavoce dei pastori, Gianuario Falchi - ora è il momento di passare ai fatti pagando un prezzo più alto per gli agnelli: questo ci darebbe davvero una mano".
"Prima delle feste l'agnello sardo Igp viene utilizzato nella grande distribuzione come prodotto 'civetta': prezzo basso per attirare gli acquirenti a comprare anche altri prodotti in vendita - racconta Nenneddu Sanna, un altro portavoce dei pastori al tavolo delle trattative a Sassari - Attualmente viene pagato un prezzo da fame, 2,20 euro a peso vivo. Ebbene, noi diciamo che serve un'equa ripartizione del prezzo: un'equa remunerazione non non può scendere sotto i 3-3,50 euro al chilo nei periodi di minor richiesta". A Natele e Pasqua, infatti, il prezzo dell'agnello (sempre a peso vivo) raggiunge un picco di 4,50 euro al chilo. Alla vendita, con il 40% di calo, il prezzo si aggira sui 7 euro.
Nel frattempo sui social emergono le prime divisioni tra gli allevatori. Pomo della discordia la convocazione per giovedì 28 marzo a Siniscola di un'assemblea che non vede le firme del movimento impegnato nel negoziato a Sassari. L'avrebbero promossa i pastori critici sull'accordo raggiunto per il prezzo del latte: 74 centesimi al litro per arrivare a un euro a fine stagione, vengono ritenuti ancora insufficienti.