I sindacati l'hanno detto subito: bisogna congelare o ritirare la procedura di licenziamento. E cominciare a trattare per capire quali sono le reali intenzioni di Contship al porto canale di Cagliari: in ballo ci sono i 210 posti di lavoro di Cict. È il messaggio lanciato nel corso dell'incontro a Roma al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti tra Cgil, Cisl, Uil, Usb e Ugl e rappresentanti di governo e Regione, convocato per discutere della crisi del porto industriale del capoluogo sardo. "Un incontro interlocutorio - spiega all'ANSA William Zonca della Uil - per le prossime occasioni è opportuno che partecipi anche la Contship: non si può continuare con tavoli senza una gamba. La prima richiesta è quella di ritirare o congelare la procedura di licenziamento. La seconda è quella che a questi tavoli partecipano i massimi livelli istituzionali: stiamo parlando del destino complessivamente di quattrocento lavoratori".
Nel frattempo è attesa per i prossimi giorni la chiamata ai sindacati da parte della Contship per l'apertura ufficiale della procedura di licenziamento. Nel frattempo sindacati e lavoratori si incontreranno per studiare le contromosse ed eventuali azioni di mobilitazione.
BOEDDU (FILT CGIL), SITUAZIONE INGOVERNABILE. "La situazione del porto canale di Cagliari si aggrava di giorno in giorno tanto di poter diventare ingovernabile qualora l'azienda non ritiri immediatamente la procedura di licenziamento". Ad affermarlo è il segretario generale della Cgil Sardegna Arnaldo Boeddu, secondo il quale le istituzioni regionali ed i ministeri competenti devono seguire questa vertenza "alla pari di molte altre per dimensione, impatto sociale e numero dei lavoratori coinvolti. Ognuno deve fare la propria parte per il bene dei lavoratori e dell'economia della Sardegna". Il segretario della Filt sottolinea che "i primi ad dover assumere un atteggiamento diverso rispetto a quello tenuto fino ad ora non è solo la Cict ma anche i Ministeri che debbono convocare congiuntamente tutti e non prima alcuni e poi gli altri. I sindacati sono parte attiva del tavolo e non semplici uditori o ancor peggio notai di decisioni prese da altri che pongono a rischio centinaia di lavoratori ed una intera filiera di lavoro portuale", conclude.