"Mi pento per quanto ho fatto e per il dolore che ho causato alla famiglia di Manuel e a tutti gli altri". Christian Fodde ha voluto parlato nell'aula del Tribunale di Oristano dove è sotto processo, con rito abbreviato, per l'omicidio di Manuel Careddu. Una dichiarazione spontanea, un mea culpa completo e addolorato rivolto direttamente ai genitori del 18enne che secondo la Procura avrebbe brutalmente ucciso sulle rive del lago Omodeo: l'accusa infatti lo indica come l'esecutore materiale del delitto.
Al termine della sua arringa, il difensore di Fodde, Aurelio Schintu, ha chiesto per il suo assistito una perizia psichiatrica e il riconoscimento delle attenuanti generiche. Ha fatto le sue richieste anche il difensore di Matteo Satta, l'avvocato Antonello Spada: ha sollecitato la derubricazione del reato da concorso in omicidio volontario a favoreggiamento, chiedendo comunque la massima estensione delle attenuanti. Mercoledì 10 luglio toccherà ad Angelo Merlini, difensore dell'ultimo imputato, Riccardo Carta. L'accusa ha già solelcitato l'ergastolo per Fodde e Carta, 30 anni invece per Satta. Camera di consiglio e sentenza sono fissate per venerdì 12.
PARTI CIVILI, NIENTE SCONTI AI TRE IMPUTATI - E' una condanna senza sconti quella che gli avvocati delle parti civili hanno chiesto alla giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Oristano, Elisa Marras, per Christian Fodde, Riccardo Carta e Matteo Satta, i tre imputati ventenni chiamati a rispondere di omicidio premeditato pluriaggravato, occultamento e soppressione di cadavere per la morte di Manuel Careddu, il diciottenne di Macomer ucciso a colpi di piccozza e di badile la notte dell'11 settembre 2018 sulle sponde del lago Omodeo.
I legali Gian Francesco Piscitelli per il padre Corrado Careddu e la sorellina di Manuel e Luciano Rubattu per la mamma Fabiola Balardi, hanno sollecitato il massimo della pena per tutti,, insistendo per il riconoscimento della premeditazione e della particolare efferatezza del delitto, anche in relazione alla molla che ha fatto scattare la decisione di uccidere Manuel: la sua insistenza a chiedere il pagamento di una piccola partita di droga leggera fornita tempo prima all'imputata minorenne del delitto, già condannata la scorsa settimana a 16 anni di carcere dal Tribunale dei minori insieme al complice coetaneo.
L'avvocato Piscitelli ha anche chiesti un risarcimento di 600mila euro precisando che sarà destinato a una associazione che si occupa di bambini difficili, mentre il suo collega Rubattu ha sollecitato un indennizzo da quantificare in seguito, ma subito una provvisionale di 300mila euro.
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