di Fabrizio Fois
Margherita Distribuzione, la società facente capo a Conad che ha acquisito Auchan e Sma, avvia la procedura per attivare la cassa integrazione straordinaria per il 60% della forza lavoro, 5.323 dipendenti su un totale nazionale di 8.873. Una vera a propria "doccia fredda" per i sindacati che sono ancora seduti al tavolo delle trattative con l'azienda e il governo sulle prospettive di rilancio degli ipermercati di Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna e Veneto. La comunicazione, peraltro, è arrivata alle organizzazioni sindacati alla vigilia di un nuovo confronto a Roma per discutere della procedura di mobilità delle sedi. Un iter precedentemente aperto dalla stessa impresa, secondo la quale la richiesta di cig serve "per dare continuità di reddito nei periodi di ristrutturazione dei negozi, ovvero di cambio insegne e di layout interno" nel momento in cui "si stanno delineando i negozi che passeranno dalla rete Auchan a Conad o ad altri". Inoltre - spiega Margherita Distribuzione - la cig riguarderà i lavoratori "in tempi diversi e per durate differenti, mano a mano che i negozi faranno il passaggio".
Il momento è delicato: sull'acquisizione c'è il faro dell'Antitrust e i sindacati restano guardinghi sul futuro, nonostante il gruppo Conad abbia già annunciato che per il 2020 non ci saranno licenziamenti, ma solo "uscite su base volontaria e incentivata" e, per quanto riguarda la Sardegna, dove la cig riguarda 435 dipendenti su 725 - fa sapere l'azienda - non ci sarà la chiusura di nessun punto vendita. Margherita Distribuzione conferma che tutti gli interventi sulla rete commerciale ex-Auchan "sono e saranno accompagnati da misure di 'salvaguardia del lavoro', che hanno permesso di garantire stabilità, continuità e un futuro occupazionale a più di 13.000 persone, con il riassorbimento nella sola rete Conad, ad oggi, già di più di 2.500 esuberi". Per la Uiltucs, comunque, l'avvio della cig rappresenta un "segnale preoccupante: speriamo solo che si tratti di un passaggio per il rilancio e non dell'anticamera del licenziamento". Anche la Filcams Cgil esprime perplessità sulla procedura e chiede che si faccia chiarezza, sollecitando il Mise e il ministero del Lavoro a convocare le parti a breve "per riprendere la vertenza prima che sia troppo tardi".
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