di Stefano Ambu
Il 93% delle classi è a posto con le esigenze di salute e sicurezza legate all'emergenza Covid 19. È il responso dell'Assessorato regionale dell'istruzione a meno di due mesi dalla riaperture delle scuole in presenza. È quanto emerso nell'ultimo incontro tra i protagonisti della ripresa: Ufficio scolastico regionale, Comuni, Regione, presidi, docenti e sindacati. Sul tavolo i problemi legati all'assetto della scuola versione post lockdown: rapporto spazi alunni, arrivo delle postazioni singole, organico e trasporti. "Stiamo lavorando ogni ora per assicurare la migliore ripresa possibile - ha detto il direttore generale della scuola sarda Francesco Feliziani rispondendo alle tante domande arrivate soprattutto da docenti e sindacati-. Abbiamo un mese e mezzo di tempo: saremo in grado di tornare a scuola in sicurezza nella misura in cui ognuno di noi farà la sua parte. C'è un bene supremo, l'istruzione che non può comunque essere sacrificato sempre e soltanto sull'altare di un altro elemento, comunque importantissimo, come la massimizzazione della prevenzione. Ora vediamo che ad esempio per i trasporti non ci sono più i limiti di prima. E così è per tante altre realtà. Io penso sarebbe sbagliato considerare la scuola un santuario slegato a quello che accade fuori. Soprattutto se guardiamo all'importanza sociale della scuola e ai benefici, in particolar modo, sugli studenti".
Temi che saranno discussi in maniera più approfondita anche in occasione della visita in Sardegna della viceministra Anna Ascani in programma il 29 luglio: previsto un incontro proprio con il tavolo regionale della "ripresa". Secondo i dati illustrati dal capo di gabinetto dell'assessorato dell'istruzione Luca Manca "il 93% delle aule possono essere riaperte e sono funzionanti". E il resto? "Per il 7% - ha detto Manca (che ha parlato in rappresentanza dell'assessore regionale Andrea Biancareddu) - stiamo cercando delle soluzioni. Penso che da oggi a settembre queste soluzioni si possano trovare".
Prime obiezioni dei sindacati. In particolare della Cgil: "Questi numeri- ha detto Manuel Usai, rappresentante del settore scuola- significano che al momento quindicimila studenti ancora non sanno dove si potranno sedere quando riprenderà la scuola". Anche Caterina Cocco, sempre Cgil, ha sollevato dei dubbi: "Sappiamo poco o nulla- ha detto- sull'adeguatezza degli spazi, non abbiamo notizia di un piano trasporti". Gloria Dessì, Cisl, ha chiesto attenzione per le paritarie. E ha formulato una richiesta: "Le famiglie sono state poco coinvolte- ha detto- anche in questa fase dovrebbero essere anche le rappresentanze delle famiglie". Giuseppe Corrias, Uil, critico sulla questione personale: "Per l'organico- ha detto all'ANSA- siamo ancora in alto mare. Se non si risolve il problema degli Ata e, in questo caso, degli amministrativi, chi chiama i docenti a scuola?".
La risposta di Feliziani: "Stiamo aspettando indicazioni dal Ministero sull'ampliamento degli organici di fatto, ma pronti a dare risposte su tutto quello a livello locale che è in nostro potere fare per risolvere i problemi, dai docenti agli Ata. Quest'anno a maggior ragione vista l'emergenza".
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