Preminenza di malati psichici e di tossicodipendenti, ma anche di stranieri, unita alla carenza di organico tra gli agenti, psicologi ed educatori sono le principali criticità riscontrate nel sopralluogo effettuato dai Radicali nel carcere cagliaritano di Uta. La struttura - di recente costruzione - sarà pronta tra circa un anno ad ospitare anche 90 detenuti in regime di 41 bis.
"Da un punto di vista di presenze siamo alla pari tra 530 presenze e una capienza di 560 - spiega all'ANSA Irene Testa, tesoriere dei Radicali che ha visitato il carcere insieme ai consiglieri regionali Michele Cossa Riformatori, Carla Cuccu (M5s( e Stefano Schirru (Psd'Az) - più che per il sovraffollamento la preoccupazione è il quel 70-80% di malati psichiatrici e tossicodipendenti: è un carcere 'malato' con persone che, non dovrebbero stare lì. Purtroppo l'unica residenza protetta, la Rems a di Capoterra ha solo 16 posti. Così il direttore e il personale devono gestire una situazione non di loro competenza specifica".
In più, spiega ancora Testa c'è il problema degli stranieri, "molti dei quali hanno problematiche di disagio e povertà: in Sardegna è un record di presenze con l'82% in tutte le 10 strutture dell'Isola". Di fronte a questa situazione i Radicali premono perché venga nominato al più presto il garante dei diritti del detenuto: "in questo senso si sono impegnati i consiglieri regionali che mi hanno accompagnata nel sopralluogo".
Questione a parte l'emergenza Covid: "non ci sono stati problemi nè contagi - conclude Testa - l'istituto aveva a disposizione le mascherine necessarie e ha messo a disposizione dei detenuti i mezzi informatici via web per non perdere il contatto con le famiglie".