E' stata fissata per mercoledì 23 settembre, all'ospedale Santissima Trinità di Cagliari, l'autopsia sul corpo di Carlo Lobina, il 65enne di Seui, positivo al Covid, morto sabato scorso mentre tentava di raggiungere a piedi un'ambulanza del 118 che lo avrebbe dovuto trasferire nel presidio del capoluogo sardo a seguito dell'aggravamento delle sue condizioni di salute.
Il pm della Procura di Lanusei, Gualtiero Battisti, ha affidato l'incarico al medico legale Nicola Lenigno, la famiglia della vittima invece indicherà il proprio consulente nelle prossime ore. L'esito dell'accertamento tecnico irripetibile disposto dal sostituto procuratore confluirà nel fascicolo dell'accusa, ma l'avvocato Marcello Caddori, che patrocina i congiunti di Lobina, puntava a 'cristallizzare' da subito il risultato dell'autopsia attraverso un incidente probatorio, che però al momemto non è stato concesso.
La Procura ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, finora senza indagati, ma nel frattempo il magistrato ha già sentito gli operatori del 118 che sabato hanno soccorso il 65enne. E la loro versione non collima con la ricostruzione dell'avvocato Caddori: nessuno avrebbe chiesto al paziente di raggiungere l'ambulanza a piedi - l'abitazione di Lobina è in una viuzza stretta e il mezzo non poteva passare - ma lo avrebbe deciso di sua iniziativa. Gli stessi operatori avrebbero anche detto di non essersi accorti che l'uomo caduto a terra esanime a pochi metri dall'ambulanza fosse il paziente che avrebbero dovuto trasferire a Cagliari. Quando ne sono resi conto, hanno tentato di rianimarlo con un messaggio cardiaco manuale, senza quindi defribillatore, ma per lui non c'era più nulla da fare.
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