di Andrea Frigo
"Va bene così". La voce rotta dall'emozione, poca voglia di parlare, solo un breve commento. Nessuno le restituirà più il suo Manuel, ma Fabiola Balardi, madre del 18enne di Macomer (Nuoro) brutalmente ucciso da un branco di cinque giovanissimi (due minorenni), assistita dall'avvocato Luciano Rubattu, è soddisfatta della decisione dei giudici della Corte d'Assise d'appello di Cagliari che oggi, dopo tre ore di camera di consiglio, hanno confermato la sentenza di primo grado: ergastolo per Christian Fodde, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio, 30 anni per Riccardo Carta e 16 anni e otto mesi per Matteo Satta, i due complici, tutti 22enni di Ghilarza (Oristano).
Per l'omicidio di Manuel Careddu - ucciso il 18 settembre 2018 a colpi di piccozza e badile sulle sponde del lago Omodeo (il lago artificiale più grande della Sardegna, nell'Oristanese), poi fatto sparire seppellito in un terreno a Ghilarza e ritrovato un mese dopo - sono già stati condannati in primo e secondo grado a 16 anni dal tribunale dei minori di Cagliari i due minorenni all'epoca dei fatti, tra cui la ragazza, fidanzata di Fodde, che non avrebbe mai pagato una piccola partita di hascisc dalla vittima, ucciso - questo il movente - proprio perché chiedeva con troppa insistenza quei soldi. Un terribile fatto di sangue che all'epoca sconvolse le comunità in cui vivono i ragazzi. Fodde, nell'udienza di lunedì scorso, aveva chiesto perdono per il suo gesto, negando che ci fosse stato un piano per uccidere il 18enne.
"Ora è giusto che cali il silenzio su questa vicenda - ha commentato l'avvocato di parte civile Gianfranco Piscitelli, che assiste Corrado Careddu, padre della vittima - quattro processi hanno scritto la stessa verità su questo barbaro delitto". La Corte d'Assise d'appello di Cagliari, presieduta dal giudice Massimo Costantino Poddighe, dunque, ha sposato la ricostruzione della vice procuratrice generale Liliana Ledda che aveva già ottenuto la conferma delle condanne dei due minorenni. Stando alla ricostruzione dell'accusa, Manuel è stato attirato in una trappola con la scusa di pagargli la partita di droga che aveva venduto alla fidanzatina di Fodde. Portato in auto vicino al lago è stato brutalmente ucciso e poi fatto sparire. La famiglia aveva subito lanciato l'allarme per la scomparsa di Manuel, il cui cadavere fu ritrovato un mese dopo a seguito delle indagini dei carabinieri.
A registrare tutte le fasi del delitto, infatti, c'era una microspia sistemata dalla Procura di Oristano nell'auto di Fodde per via di un'altra inchiesta che riguardava il padre. Da lì l'identificazione dei cinque ragazzi. Per conoscere le motivazioni della sentenza d'appello ora bisognerà attendere 90 giorni, poi i difensori Antonello Spada, Angelo Merlini e Aurelio Schintu potranno eventualmente presentare ricorso in Cassazione.
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