"Finalmente, dopo averlo fatto ieri con le autorità competenti, ora posso farlo anche pubblicamente, nonostante lo abbiano già fatto anche i giornali. Non ho pranzato a Sardara, infatti il primo pomeriggio, dopo una mattinata in comune da sindaco, sono arrivato convinto di andare a conoscere il gestore che voleva mostrarmi la struttura (unica nel territorio e di proprietà comunale) che non avevo mai visto in vita mia e che era regolarmente aperta".
Così il capo di gabinetto dell'assessorato regionale all'Industria, e sindaco di Sanluri, Alberto Urpi, in un lungo post su Facebook a 24 ore dal colloquio in Procura a Cagliari con il pm Giangiacomo Pilia, titolare del fascicolo - senza indagati né ipotesi di reato - aperto per cercare di far luce sul pranzo "proibito" in uno stabilimento termale a Sardara, interrotto il 7 aprile dalla finanza per violazione delle norme anti-Covid imposte dalla zona arancione, in vigore in quei giorni. Al banchetto avrebbero partecipato una quarantina tra dirigenti regionali, vertici di aziende sanitarie ed enti strumentali, ma anche amministratori locali e militari. In diciannove erano stati identificati, mentre gli altri erano riusciti ad allontanarsi.
"Trovandomi in una situazione che non era quella che avevo previsto, sono andato subito via - spiega Urpi sul social - Una volta uscito ho trovato la Guardia di Finanza, alla quale mi sono regolarmente presentato, che mi ha fatto andare via. Detto ciò, continuo a lavorare per il territorio come ho fatto continuamente e senza sosta".
Domani mattina in Procura riprenderà la convocazione delle persone informate sui fatti da parte del pm e del colonnello della Gdf Vittorio Capriello, capo del Nucleo di polizia economico e finanziaria di Cagliari, delegato per le indagini. Nel frattempo anche la Regione ha fatto scattare le inchieste interne con l'avvio di provvedimenti disciplinari, mentre alcuni partecipanti al banchetto hanno già annunciato le dimissioni.