Il mare a far da sfondo, poco più in là le rovine dell'antica città fenicio punica e poi romana. Da questo scenario emerge "sul far della sera" la voce affascinante, ricca di sfumature, timbri, colori, di Umberto Orsini, 87 anni, uno dei grandi maestri del teatro italiano.
Quasi un preludio al mondo gotico di Edgar Allan Poe fra trame dense di mistero, come nel racconto "Il gatto nero". E anche "Il rospo" di Victor Hugo, nella traduzione di Giovanni Pascoli, per un omaggio a Gianni Santuccio. La parola poetica prende forma, sostanza, si fa immagine, l'attore ne svela il senso nascosto "tra le righe", tra le pieghe dei versi. "Io non spiego mai le poesie, la poesia non va spiegata. Io leggo. Leggo e non recito... nel senso che non saprei a chi dirle le poesie, se non al poeta che mi sta dando delle forme, che son le parole, che son le lettere che io leggo, io interpreto a seconda di come in quel momento mi suggerisce proprio la scrittura. La parola.
Questa è una serata di parole", ha detto rivolto al pubblico. Incanta la platea Umberto Orsini, che chiude il suo recital con un finale a sorpresa, con una poesia di Ford Madox Ford sulla parabola della vita e dell'arte di un attore. Ma poco prima una dichiarazione d'amore per il teatro e per il pubblico. "Io amo il palcoscenico, e continuerò a recitare davanti a un pubblico finché potrò", ha concluso.
Umberto Orsini porta il suo incanto di parole a Nora
Viaggio "Da Pascoli a Poe" per ritorno sul palco post lockdown