di Fabrizio Fois
Dal gennaio 2022 entrerà in vigore la nuova riforma sanitaria in Sardegna voluta dalla Giunta Solinas: tornano le 8 Asl territoriali invece dell'unica Ats regionale; poi sarà la volta del piano per la medicina territoriale che individua le case e gli ospedali di comunità e quindi la riforma della rete ospedaliera. Ma per superare le attuali criticità, dovute soprattutto alla carenza di personale sanitario che si è esplicitata con la pandemia e che lascia fermi a macchia di leopardo diversi servizi, servono nuovi medici - anche quelli di famiglia - e infermieri. Secondo le ultime stime, in tutta l'isola ne mancherebbero 1500 tra gli uni e gli altri. Finora si è cercato di far fronte con trasferimenti da un capo all'altro dell'Isola, scongiurando o rimediando alla chiusura temporanea di questo o quel servizio a Nuoro, a Oristano o Iglesias, ma anche nei piccoli ospedali. La coperta è corta e secondo la Regione potrebbero non bastare le nuove assunzioni, alcune previste dalla Giunta nel triennio 2021-2023, riequilibrando la forza lavoro in uscita e prevedendo un saldo positivo di 2.081 unità. E mentre il caso finisce in Parlamento con un'interrogazione M5s e proseguono le proteste dei diversi comitati di cittadini e dei sindacati che prevedono di marciare anche su Cagliari, uno dei punti centrali della questione resta quello di formare nuove figure professionali.
C'è, però, il nodo del numero chiuso nelle facoltà di Medicina. "Quella della carenza di medici e di personale del comparto sanitario pubblico (infermieri, tecnici, riabilitazione, ...) è un'emergenza nazionale, non solo sarda", incalza il governatore Christian Solinas che è tornato alla carica contro il numero chiuso. Uno stop che però non dovrà essere permanente, per il presidente, ma piuttosto una moratoria di 5 anni affiancata da "un meccanismo che riservi al sistema sanitario che li ha specializzati almeno una quota fissa di neo-specialisti da immettere nelle strutture sanitarie pubbliche". Secondo Solinas, in Italia le strutture pubbliche hanno perso 45mila operatori in 10 anni di cui 10mila medici tra ospedalieri e convenzionati. E poi c'è la voce pensionamenti: se ne prevedono 35.200 entro il 2027 mentre nel quadriennio che si chiude col 2023 si potrebbe arrivare a un deficit ulteriore.
"Per anni - continua il governatore - si è ignorato il problema del progressivo impoverimento degli organici, nascondendo la polvere sotto il tappeto senza avere la capacità di guardare al futuro e di intervenire sulle cause di ciò che sarebbe diventato un grave problema nazionale. Anzi, si è proceduto con leggerezza ad una ricerca esasperata del risparmio, dei conti in pareggio, di un apparente risanamento di bilancio senza considerare che il prezzo sarebbe stato pagato dai cittadini con un servizio sempre più in affanno, strutture inadeguate, apparecchiature obsolete, liste d'attesa e disservizi".
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