La comunicazione pubblica durante il Covid ha avuto un ruolo fondamentale per combattere le fake news, creare comunità e fiducia verso le istituzioni sanitarie, aiutare i cittadini ad affrontare questo periodo. Non tutte le aziende sanitarie erano preparate ad affrontare questa situazione ma quelle più lungimiranti, e al cui interno sono presenti strutture organizzate con comunicatori esperti e giornalisti, si sono distinte ottenendo risultati importanti a livello di engagement e followers sui social e non solo.
È quanto emerge da una ricerca realizzata da Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, Università di Cagliari e Università di Roma Tor Vergata, che ha preso in considerazione la comunicazione delle principali aziende santarie e ospedaliere italiane durante i due anni di emergenza. La ricerca è stata condotta da Elisabetta Gola, pro rettrice alla Comunicazione e immagine dell'Università di Cagliari, Fabrizio Meloni, responsabile Comunicazione e relazioni esterne dell'Aou di Cagliari, e Andrea Volterrani, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista "Sociologia della Comunicazione" su un numero speciale, interamente in inglese, dal titolo "Comunicazione pubblica: ibridazioni e traiettorie di sviluppo nell'era digitale".
"Emergono alcuni problemi e alcune indicazioni sulla capacità della pubblica amministrazione sanitaria di comunicare con la popolazione target - si legge nella ricerca - Nonostante la pandemia di Covid, le strategie di comunicazione digitale sono molto disomogenee nelle aziende sanitarie italiane, sia in termini di capacità di gestione che nella varietà di canali e messaggi utilizzati. Questa disomogeneità è dovuta a molti fattori, tra cui la mancanza di personale dedicato e adeguatamente addestrato per gestire i social media, e una sottovalutazione della presenza pervasiva della tecnologia digitale nella vita quotidiana delle persone e, naturalmente, ancora di più, dei pazienti".
La moltiplicazione delle relazioni digitali, sottolineano Gola, Meloni e Volterrani, "mostra sia una parziale sostituzione dei tradizionali canali faccia a faccia per ottenere e/o fornire informazioni sia una nuova intermediazione nel rapporto tra medico e paziente con alcune peculiarità. Infatti, in alcuni casi sono le istituzioni (tramite gli uffici di comunicazione) a fornire risposte e informazioni, altre volte sono i medici a intervenire direttamente nelle conversazioni digitali per chiarire e fornire dettagli altrimenti non disponibili. In quest'ultimo caso, il rapporto diretto medico-cittadino avvicina ancora di più le professioni sanitarie ai pazienti, annullando le barriere spaziali e temporali".