Sardegna

Malore in Sardegna per ex fedelissimo di Putin, timori avvelenato

Prevale ipotesi malattia.In ospedale anche Polizia per analisi

Anatolij Chubais

Redazione Ansa

di Lorenzo Attianese

Un malore che sembrava avergli inspiegabilmente immobilizzato gambe e braccia e la paura di finire nella lista delle vittime del regime russo, l'ennesima morte in circostanze misteriose. Il collasso improvviso di Anatolij Chubais, ex fedelissimo di Putin diventato ora un suo dissidente, non ha spaventato solo il politico russo e sua moglie, entrambi in vacanza in Sardegna in questi giorni. Anche se con il passare delle ore si fa sempre più spazio l'ipotesi che l'uomo, il quale per anni era stato il braccio destro del presidente russo, potrebbe essere stato colto dai sintomi di una malattia neurologica pregressa, visto che la terapia a cui ora si sta sottoponendo sembra funzionare: per fortuna è fuori pericolo. Per Chubais, che intanto resta ricoverato in ospedale, il giallo verrà comunque svelato nei prossimi giorni, quando i risultati delle analisi spiegheranno cosa era davvero successo al suo organismo in queste ore, nel resort in Costa Smeralda.

Restano quegli attimi di paura, la corsa al Pronto soccorso e l'arrivo degli agenti. "Improvvisamente - avrebbe raccontato l'uomo ai medici, secondo quanto ancora riportato da Repubblica - ho cominciato ad avere difficoltà a muovere gambe e braccia". Dopo il trasporto in ospedale sarebbe stata allertata la polizia che ha inviato i suoi tecnici specializzati per effettuare analisi. "Sono entrati con le tute e hanno fatto una serie di operazioni ", avrebbe detto Avdotia Smirnova, la moglie, ad alcuni media russi. Ma né tecnici specializzati della Polizia né altre forze dell'ordine hanno eseguito dei test o dei prelievi all'interno della villa dove soggiorna Chubais.

In attesa degli ulteriori esami disposti, che sono stati inviati ad un laboratorio esterno, l'ipotesi prevalente resta quella di sintomi dovuti alla sindrome di Guillain-Barré, una malattia rara che danneggia i nervi periferici, quelli che connettono il sistema nervoso centrale con il resto dell'organismo. Nessun pericolo di vita ora per Anatolij Chubais, diventato noto in Occidente dopo il crollo dell'Unione Sovietica, dal 1991 in poi, come lo "zar delle privatizzazioni" perché fautore del programma che portò alla vendita delle ricchezze di stato, tra cui petrolio e gas, a un gruppo di imprenditori privati diventati di fatto gli oligarchi dell'ex-Unione Sovietica. A decenni di distanza e con lo scoppio della guerra in Ucraina, però, il rapporto con Putin si era incrinato e in questo inverno il politico russo aveva lasciato in fretta Mosca raggiungendo l'Italia, dopo essere transitato per altri Paesi.

Ecco perché Chubais ha temuto di essere "il prossimo", dopo la morte di Andrei Krukowski, il manager di un villaggio turistico di Gazprom caduto da una scogliera in circostanze sospette nel maggio scorso. La lunga scia di sangue è infatti iniziata a fine gennaio quando il sessantenne Leonid Shulman, alto dirigente di Gazprom trovato morto nel bagno della sua villa moscovita nel quartiere bene degli uomini d'affari. Poi c'era stato il misterioso suicidio di Alexander Tyulyakov, ai vertici della tesoreria di Gazprom, trovato impiccato nel suo garage. E sempre a fine febbraio un altro oligarca, Mikhail Watford, magnate dell'energia, era stato trovato morto nella rimessa della sua casa nel Regno Unito. Sono solo alcuni di una serie di casi bollati per ora come "omicidi-suicidi", che hanno visto come protagonisti importanti uomini d'affari e le loro famiglie tra ipotesi di crack finanziari, depressioni o storie di gelosia coniugale.

Il 19 aprile, in un lussuoso appartamento di Mosca, sono stati trovati i corpi di Vladislav Avayev, ex vicepresidente di Gazprombank ed ex funzionario del Cremlino, della moglie (forse incinta) e della figlia di 13 anni. Tutti uccisi da colpi di arma da fuoco che i media russi hanno raccontato essere stati sparati da una delle pistole dell'uomo, ritrovato con l'arma in mano. Tragedia famigliare, a inizio marzo, anche per Vasily Melnikov, il miliardario russo rinvenuto con la moglie e i due figli senza vita nella loro casa a Nizhny Novgorod. E, ancora, per Sergey Protosenya, ex presidente dell'azienda russa del gas Novotek con un patrimonio stimato in circa 400 milioni di euro, trovato impiccato nel giardino della sua villa in Spagna. Nella casa i corpi senza vita della moglie e della figlia diciottenne, pugnalate.

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