La campanella per la ripresa dell'anno scolastico in Sardegna non suona solo per studentesse e studenti, chiamati al ritorno in classe, ma riserva il suo tono più acuto e allarmante agli adulti e alla politica, per le debolezze di un sistema scolastico che, di fronte alle enormi sfide della crisi in atto, non è in condizioni adeguate per contribuire efficacemente ad invertire il ciclo negativo di povertà materiale ed educativa. Lo dice Save the Children, che ha stilato il consueto report alla vigilia della ripresa delle lezioni.
Il 9,7% degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si ritrova in condizioni di dispersione "implicita", cioè senza le competenze minime necessarie (secondo gli standard Invalsi) per entrare nel mondo del lavoro o dell'Università. In Sardegna il 13,2% dei minori non arriva neanche al diploma delle superiori, perché abbandona precocemente gli studi. Il numero dei Neet nel nostro Paese - i 15/29enni che si trovano in un limbo fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione - raggiunge il 23,1%, con la punta negativa del 36,3% in Sicilia, mentre in Sardegna il dato si attesta al 23,6%.
Se guardiamo poi alle competenze nelle singole materie - osserva ancora Save the Children - in Campania, Calabria e Sicilia più del 60% degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70% degli studenti in Sardegna, Campania, Calabria, Sicilia.
In Italia, le classi a tempo pieno (40 ore) nella scuola primaria superano di poco il 50% solo in Lazio (55,7%), Toscana (52,8%), Basilicata (52,4%) e Lombardia (52,3%), ma in Sicilia (11,5%) sono una rarità come in Molise (7,5%), Puglia (18,7%), Campania (18,8%) e Abruzzo (19,6%), mentre la media nazionale è del 37,3%. In Sardegna, invece, si raggiunge il 36,8%.