Assolvere Massimiliano Farci dalle accuse di omicidio e di furto perché il fatto non sussiste. Lo ha chiesto questa mattina l'avvocato difensore Daniele Solinas davanti alla Corte d'assise di Sassari nel processo per il femminicidio di Speranza Ponti, 49 anni, avvenuto il 5 dicembre 2019 ad Alghero.
Nella sua arringa il legale ha cercato di instillare il dubbio nei giurati riguardo al castello accusatorio costruito dai sostituti procuratori Beatrice Giovannetti e Angelo Beccu, che hanno chiesto la condanna di Farci all'ergastolo, più 18 mesi di isolamento diurno.
L'imputato, che stava già scontando in regime di semilibertà una condanna all'ergastolo per l'omicidio nel 1999 dell'imprenditore Renato Baldussi di San Sperate (Cagliari), si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di aver trovato la compagna morta in casa, impiccata con un lenzuolo alla porta della camera da letto. Poi ha ammesso di avere occultato il cadavere portandolo in una collinetta con vista sul promontorio di Capo Caccia, spiegando di averlo fatto sia perché era un desiderio di Speranza, sia perché aveva paura di non essere creduto dalle forze dell'ordine.
Oggi contestando le accuse della Procura, l'avvocato Solinas ha esposto quelle che per la difesa sono delle incongruenze. Come il fatto che il telefono della vittima fosse rimasto agganciato alla rete internet per quasi tre ore, la notte fra il 5 e il 6 dicembre 2019, da 5 minuti prima della mezzanotte fino a circa le 3 del mattino, quindi con Speranza già morta secondo la tesi dell'accusa.
E a quell'ora Farci aveva già fatto rientro in carcere, quindi non poteva avere con sè il cellulare della compagna. Per il difensore il suo assistito non aveva un movente per uccidere la compagna: non c'erano motivi economici e non c'era un motivo passionale. I dubbi saranno sciolti il 15 novembre prossimo: per quella data la Corte presieduta dal giudice Massimo Zaniboni ascolterà le controrepliche dei pm e poi emetterà la sentenza.
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