Ha 17 corsi di laurea, circa 60 studenti attivi ogni anno, una media del 5,4% di laureandi sui detenuti negli Istituti penitenziari nei quali opera (contro il 2% nazionale), i suoi laureati rappresentano il 30% del totale nelle carceri italiane, partecipa con successo ai bandi della Fondazione di Sardegna per finanziare progetti che sono un modello in Italia. Ma per sopravvivere e continuare a migliorarsi, il Polo penitenziario dell'Università di Sassari reclama maggiori attenzioni e nuovi finanziamenti. Una richiesta arrivata oggi nel corso del convegno organizzato dall'Ateneo con tutti i soggetti coinvolti per fare il punto sullo stato del progetto e definire le sfide future.
"Nonostante negli ultimi anni abbiamo licenziato circa il 30% dei laureati in regime di detenzione a livello nazionale, siamo consapevoli che per consolidare il progetto non bastano le strumentazioni informatiche, seppur d'avanguardia ma servono sempre e comunque risorse economiche per reclutare personale qualificato e motivato, che garantisca una presenza costante nelle aule didattiche penitenziarie per il tutoraggio, l'orientamento e il supporto amministrativo e informatico", ha detto nel suo intervento il delegato rettorale per il Pup, Emmanuele Farris.
Una richiesta ribadita dal rettore di Sassari Gavino Mariotti: "Il Pup si dimostra sempre più una infrastruttura immateriale del territorio, un patrimonio di sinergie e competenze che va ben oltre l'Università e l'Amministrazione penitenziaria. Per questo, oltre a ringraziare tutti coloro che da anni si impegnano con abnegazione e senso del dovere su questo progetto - ha detto il prof. Mariotti - rivolgiamo il nostro appello a tutte le Istituzioni del territorio, a iniziare dalla Regione Sardegna e i Comuni, al mondo della scuola e della formazione professionale, fino al Terzo settore, affinché supportino questo progetto sia a livello istituzionale sia a livello economico".