Sardegna

Teulada capitale sarda del malcontento per le servitù militari

Studio Ateneo Cagliari: paura per la salute, si vuole il turismo

Redazione Ansa

Teulada è la capitale dell'insoddisfazione dei sardi nei confronti delle servitù militari. Lo dice uno studio dell'Università di Cagliari basato su un questionario rivolto alla popolazione: metà degli intervistati non sopporta di non poter accedere a molte spiagge (54%), oltre il 54% teme conseguenze per la salute mentre per il 49% compensazioni e indennizzi statali non sono congrui. La percezione dei benefici economici? Bassa, secondo il 58% degli intervistati.

Risultati meno severi invece nei confronti delle stellette a Arbus-Capo Frasca e a Sant'Anna Arresi. In generale c'è uno zoccolo duro che chiede la chiusura in toto delle basi: 13% a Teulada, 12,5% a Sant'Anna Arresi e 7,5% ad Arbus. Alternative ad armi e cannoni? A Teulada è quasi un plebiscito: il 70% dice turismo: ittico, naturalistico, balneare, culturale, purchè sia turismo.

Lo studio, durato tre anni, ha preso in esame il sistema regionale delle servitù militari, focalizzando l'attenzione su alcuni casi studio: i poligoni addestrativi di Teulada e Capo Frasca, la città metropolitana di Cagliari e il comune di La Maddalena. L'obiettivo, comprendere come questa presenza abbia condizionato lo sviluppo e ipotizzare quale potrebbe essere l'evoluzione con la riduzione o in assenza dell'infrastrutturazione militare.

"Emerge una certa insofferenza da parte di chi, come Teulada, guarda i vicini e si sente frenato nel suo sviluppo turistico ed economico proprio dalle servitù - spiega all'ANSA a margine della presentazione dei risultati della ricerca la coordinatrice del progetto, Elisabetta Strazzaera - Un tempo le basi erano anche ben viste perché effettivamente portavano dei benefici economici. Ma con l'abolizione della leva obbligatoria le presenze sono diminuite e ne ha risentito anche l'economia". Le compensazioni? "Dalle risposte si evince che non sono sufficienti - sottolinea la docente - Il nostro suggerimento è che lo Stato, più che sugli indennizzi economici, potrebbe puntare sulle compensazioni nei servizi: istruzione, sanità, crescita dell'imprenditoria locale". 

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