Prima notte in carcere per 13 delle 31 persone arrestate ieri mattina nell'ambito dell'operazione del Ros, 'Monte Nuovo', coordinata dalla Dda di Cagliari, che ha portato alla luce gli intrecci tra la criminalità e alcuni esponenti delle istituzioni in Sardegna.
Per alcuni si tratta comunque di un ritorno in cella visto che alcuni di loro, come Nicolò Cossu, noto "Cioccolato", erano stati coinvolti in sequestri di persona e altri reati, non per altri come l'ex assessora regionale all'Agricoltura, Gabriella Murgia e il primario Tomaso Gerolamo Cocco, responsabile della terapia del dolore all'ospedale Marino di Cagliari, considerati dagli investigatori del Ros il punto di unione tra i gruppi criminali e le istituzioni.
Tra domani e sabato tutti gli arrestati saranno interrogati dal Gip per la convalida. "Il mio assistito è sconvolto - ha detto all'ANSA l'avvocata Rosaria Manconi che difende il primario - questa vicenda ha chiaramente stravolto la sua vita.
Attendiamo di vedere gli atti per fare tutte le valutazioni".
Il nome del medico spunta più volte all'interno delle 407 pagine di ordinanza di custodia cautelare. Era lui che organizzava gli incontri all'interno dell'ospedale Binaghi, anche in tempo di restrizioni per la pandemia. "Le intercettazioni hanno documentato - si legge nell'ordinanza - i suoi strettissimi lega mi con gli altri indagati Nicolò Cossu e Tonino Crissantu (nipote di Graziano Mesina) ma anche con l'orgolese Giovanni Antonio Mesina noto "Toroneddu" e Giovanni Mercurio: è lui a promuovere e favorire i contatti con esponenti del mondo della politica, ambiente ove egli è persona ben introdotta". E indica come contati il nome dell'ex assessora Murgia "e il consigliere regionale Giovanni Satta".
Il Gip poi spiega che "dalle attività intercettive, e per sua stessa ammissione, risulta che egli apparterrebbe all'Obbedienza Massonica del Grande Oriente d'Italia", confessando al telefono che "tra fratelli ci si aiuta e molte volte ci si aiuta anche attraverso degli affari illeciti ok?".
GABRIELLA MURGIA 'PROVATA MA SERENA'. "E' provata per quanto è accaduto, ma è serena". Così all'ANSA l'avvocato Enrico Meloni, che difende l'ex assessora regionale dell'agricoltura, Gabriella Murgia, arrestata ieri nell'ambito dell'operazione del Ros che ha fatto finire in manette complessivamente 31 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione segreta, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e altri reati come peculato e corruzione. "Sarà interrogata domani. Attendiamo di leggere le carte per fare tutte le valutazioni del caso", ha precisato il legale. Gabriella Murgia, attualmente in carcere a Uta, ha militato nel Pd e in un altro movimento del centrosinistra, poi è passata al centrodestra ed è stata nominata, in qualità di tecnico, assessora dell'Agricoltura nella prima Giunta Solinas. Proprio mentre ricopriva l'incarico di assessora, secondo quanto emerso dalle indagini condotte dal Ros, avrebbe intrattenuto i contatti con gli esponenti della criminalità orgolese. "Le indagini svolte hanno dimostrato non solo l'adesione di Gabriella Murgia al programma criminale del sodalizio, ma il suo ruolo di 'promotrice' - scrive il Gip nell'ordinanza -. Nel caso di specie, non si tratta solamente di 'discutibili' rapporti amicali. Si tratta, in primis, non di rapporti occasionali, ma stabili e duraturi con soggetti 'notoriamente' legati al mondo criminale sardo". Il Gip cita due esempi: "Le conversazioni intercettate dimostrano la sua piena consapevolezza della capacità intimidatoria della componente criminale del sodalizio - si legge - è stata lei stessa a sollecitarla, sia pure indirettamente, nei confronti di Massimo Temussi (anch'egli indagato), a seguito di un contrasto avuto con quest'ultimo quando prestavano entrambi servizio presso l'Ente regionale Aspal, ovvero a richiederla espressamente a favore e protezione del presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, in occasione della manifestazione della Coldiretti del 17 febbraio 2022, allorché gli eccessi di animosità di questi ultimi verso il governo regionale avevano suggerito che l'indagato Nicolò Cossu, insieme a Mesina e Mele, palesasse la sua 'presenza' amichevole affianco del Governatore".
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