Sardegna

Casi di Parkinson in aumento, in Sardegna 4mila malati

AOU Cagliari, 800 in cura nel centro specializzato Policlinico

Redazione Ansa

(ANSA) - CAGLIARI, 28 NOV - I malati di Parkinson sono in aumento. E una delle cause è l'invecchiamento della popolazione.
    Si stima che in Sardegna siano oltre 4mila le persone malate.
    Il centro Parkinson, che afferisce alla Neurologia del Policlinico Duilio Casula diretta della professoressa Monica Puligheddu, si prende cura di circa 800 pazienti provenienti da tutta l'Isola. "La prevalenza della malattia di Parkinson - spiega il neurologo del Policlinico Marcello Mascia - è stimata in aumento in relazione all'invecchiamento della popolazione".
    Si tratta, del resto, di una delle più comuni malattie neurodegenerative, seconda solo all'Alzheimer. I sintomi motori della malattia, spiega lo specialista, "sono il tremore, presente in circa il 75% dei pazienti, la bradicinesia (lentezza nel movimento), la rigidità (aumento del tono muscolare) e l'instabilità posturale".
    Tra i sintomi non motori troviamo: ansia, depressione, disregolazione del sistema nervoso autonomo con stipsi, ipotensione ortostatica, dolore, deficit olfattivo e deficit cognitivi. "La diagnosi della malattia è essenzialmente clinica - prosegue - e si basa sui sintomi presentati dal paziente e sulla valutazione neurologica. Gli esami strumentali come la risonanza magnetica dell'encefalo o la Spect cerebrale possono contribuire ad escludere quelle malattie che hanno sintomi analoghi alla malattia di Parkinson".
    Attualmente non ci sono farmaci con provata efficacia nel rallentare il processo degenerativo; tuttavia, diversi studi hanno mostrato come l'esercizio fisico oltre che ridurre il rischio di sviluppo della malattia possa anche rallentarne l'evoluzione.
    La progressione della malattia, seppur estremamente variabile tra un paziente e l'altro, può portare ad una condizione nella quale i farmaci non sono più in grado di controllare i sintomi in maniera costante nell'arco della giornata, con l'alternarsi imprevedibile di fasi "ON" di buon controllo e "OFF" di ricomparsa dei sintomi. "Per tali pazienti - conclude Mascia - sono a disposizione trattamenti basati sull'infusione continua di farmaci (infusione sottocutanea) e procedure chirurgiche rappresentate in particolare dalla stimolazione cerebrale profonda, tecnica che si basa sulla stimolazione elettrica di specifici nuclei cerebrali tramite elettrodi impiantati nell'encefalo, connessi ad un generatore di impulsi programmabile, impiantato a livello sottocutaneo". (ANSA).
   

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