(ANSA) - CAGLIARI, 07 DIC - Mantello scuro, taglia piccola,
zampe corte e robuste e una criniera di lunghe setole sulla
schiena: il suino sardo è appena entrato a far parte dei presìdi
Slow Food. Una razza rustica, allevata in tutta la regione, ma
che negli ultimi decenni aveva rischiato la scomparsa a causa
della peste suina africana.
Una razza che si è salvata grazie al lavoro di alcuni
allevatori sostenuti dall'Associazione allevatori della regione
Sardegna (AARS), che dal 1920 cura un libro genealogico di razza
e che oggi si occupa anche dei controlli per la sua
continuazione. L'animale, 60 centimetri al garrese e un peso che
oscilla tra gli 80 e i 150 chili, si nutre in particolare di
ghiande: "Grazie al pascolamento, il cosiddetto semibrado
controllato che prevede ampia libertà di movimento e una doppia
recinzione per evitare che i suini domestici entrino in contatto
con i cinghiali, l'animale si sposta parecchio e consuma molto
dell'apporto nutritivo - sottolinea Mandis - Ne deriva una carne
dal grasso importante ma dalle caratteristiche nutrizionali
ottimali, con bassa percentuale di grassi insaturi".
I produttori che aderiscono al presidio Slow Food sono al
momento tre. Gli allevatori complessivamente interessati al
programma di recupero della razza del suino sardo sono una
novantina. (ANSA).
Peste suina non fa più paura, suino sardo è presidio Slow Food
In ultimi anni, per blocco export, è stato a rischio estinzione