Sardegna

Il Psd'Az resiste con Solinas, non ci sono altre candidature

Quasi quattro ore di riunione della direzione regionale sardista

Redazione Ansa

"Questa coalizione non ha una candidatura alternativa e unitariamente condivisa e oggi deve presentarsi con la stessa formula politica e con la guida di Christian Solinas". Il Psd'Az resiste: dopo una riunione di quasi quattro ore, la direzione regionale del partito guidato dal presidente uscente della Regione Sardegna non converge sulla linea di Fdi e su Paolo Truzzu e resta in campo con il nome di Solinas. Il messaggio è affidato a una nota e alle parole del presidente Antonio Moro: "Non esiste al momento alcuna altra candidatura condivisa unitariamente dalla coalizione, che giustifichi con motivazioni politiche un cambio".

Intanto Paolo Truzzu, il sindaco di Cagliari su cui punta invece Giorgia Meloni come nuovo governatore dell'Isola, si prepara alle prime uscite da candidato presidente in pectore nel fine settimana. Nel centrodestra, soprattutto a Roma, tutti hanno ben chiari i rischi di presentarsi alle elezioni sarde il 25 febbraio con due candidati. Le voci da Cagliari secondo cui un eventuale ritirata di Solinas sarebbe arrivata su input di Salvini vengono liquidate in ambienti leghisti, dove si sottolinea che la giornata del segretario è stata concentrata sull'udienza del processo Open Arms a Palermo.

Video Regionali, Solinas nella sede del Partito Sardo d'azione

 

Il nervosismo fra alleati viene malcelato, anche se chi segue da vicino la vicenda fa notare che sì fra domenica e lunedì vanno depositati i simboli, ma c'è tempo fino al 24 per sciogliere il nodo sul candidato presidente. A quel punto Meloni, Salvini e Antonio Tajani potranno definire tutte le caselle delle cinque regioni al voto nel 2024. Secondo indiscrezioni che circolano nella maggioranza la formula al momento più accreditata è 2-1-1-1. Ossia a FdI i candidati in due regioni, Truzzu in Sardegna e Marco Marsilio in Abruzzo, uno alla Lega che punta alla conferma di Donatella Tesei in Umbria, e uno a Forza Italia, ossia l'uscente Alberto Cirio in Piemonte. Resta incerta la Basilicata: gli azzurri vorrebbero che la coalizione puntasse ancora su Vito Bardi, ma dagli alleati arrivano segnali decisamente contrari e torna l'ipotesi di un candidato civico. Per Solinas e Bardi sarebbero in arrivo altre soluzioni. Dietro l'angolo ci sono anche le elezioni europee e, per il secondo in particolare, sono insistenti le voci di un possibile ruolo nel governo come sottosegretario. Resta da capire cosa porterà a Salvini l'esito di questo braccio di ferro, dopo settimane in cui il suo partito si è mostrato irremovibile sulla Sardegna. Lo scenario potrebbe essere più chiaro lunedì, quando il vicepremier riunirà a Milano il Consiglio federale della Lega, anche per discutere dei prossimi appuntamenti elettorali. Sul tavolo ci sono anche le riflessioni sulle Europee.

 

Il vicepremier ha già chiarito che non si candiderà in prima persona, idea che invece sta seriamente valutando Meloni, con una mossa che potrebbe trainare il risultato elettorale di FdI ma anche mettere a rischio gli equilibri nella coalizione di governo se gli alleati dovessero registrare dati deludenti. L'altra partita interna al centrodestra si gioca sul terzo mandato dei governatori. La Lega ha appena presentato una proposta di legge per inserire questa riforma, che consentirebbe la ricandidatura dei presidenti in otto regioni: Campania, Puglia, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto. Quest'ultima regione si profila come il ring di un'altra sfida fra FdI e Lega. Meloni ha in serbo la carta Luca De Carlo per provare a succedere a Luca Zaia, che però per la Lega è "il miglior governatore d'Italia" e "deve poter continuare a lavorare". Perché succeda servirebbe appunto la norma sul terzo mandato, su cui da Fratelli d'Italia per ora non arrivano aperture.

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