"No, non temo il voto disgiunto. Se fossi una che si spaventa facilmente non sarei arrivata dove sono. Noi vinceremo e governeremo la Sardegna per cinque anni". Ne è convinta Alessandra Todde, candidata per l'alleanza di centrosinistra a guida Pd-M5s in Sardegna, a due giorni dal voto per le regionali. "La nostra coalizione rappresenta l'unica vera alternativa per una Sardegna progressista e inclusiva", spiega all'ANSA a poche ore dalla chiusura della sua campagna elettorale, alle 18 alla Fiera di Cagliari.
E non teme Renato Soru? "Un voto dato a Soru è un voto per Truzzu - risponde -. Soru si sta assumendo una gravissima responsabilità, rischiando di far rimanere al governo quelli che hanno distrutto la Regione. Lui sa bene di non essere competitivo, per di più con un sistema elettorale che premia solo i due più votati".
La corsa di Todde verso il voto di domenica è stata lunga, cominciata subito dopo l'ufficializzazione della sua candidatura lo scorso novembre. "Abbiamo toccato quota 100 incontri sul territorio. Migliaia di chilometri percorsi, migliaia di persone incontrate - è il bilancio della candidata presidente -. Una campagna elettorale emozionante, piena di entusiasmo, di affetto, basata sull'ascolto, sul confronto e sulle proposte".
È il momento delle donne in politica, l'aspirante prima donna al governo della Regione conosce la fatica della disparità: "Essere donne è sempre più faticoso, l'avevo già sperimentato nel lavoro, e in politica è lo stesso. Siamo sempre sotto l'attacco dei pregiudizi, esposte all'attenzione spropositata su competenze e capacità. Se fossi stata un uomo tutto sarebbe stato più facile, ma a una donna viene chiesto il doppio dell'impegno, del sacrificio per raggiungere gli stessi obiettivi".
E si rivolge alla donna che oggi guida il governo e il partito di maggioranza: "Da sarda sono indignata che una presidente del Consiglio venga a fare 'cabaret' sul palco in Sardegna, facendo battute come se fosse all'opposizione, non incontrando e non ascoltando i cittadini - incalza Todde - Meloni doveva venire qui a chiedere scusa per 5 anni di disastri, per i tagli alla sanità, invece viene a prendere in giro i sardi e a parlarci di meritocrazia dopo aver candidato Truzzu, uno dei sindaci meno apprezzati d'Italia".
Quanto ai temi, "la sanità - chiarisce - ha la precedenza su tutti: deve tornare ad essere un diritto universale e pubblica". Poi l'ultimo appello: "Agli indecisi chiedo di mobilitarsi, di andare a votare, di aiutarci ad evitare altri cinque anni di buio per la Sardegna. Il cambiamento parte da noi e da noi soltanto".