La partita per il voto in Sardegna è arrivata ai minuti finali. Il fischio che dichiara chiusa la sfida tra i quattro candidati governatori viene dato alla mezzanotte, poi sabato 24 giornata di silenzio elettorale e domenica 25 urne aperte dalle 6.30 alle 22, lo spoglio a partire dalle 7 di lunedì mattina con il nome del prossimo presidente della Regione atteso in serata. La prima sfida da vincere sarà quella dell'affluenza: nel 2019 andò a votare solo un sardo su due (il 53,7%). Così gli ultimi appelli sono tutti per convicere gli elettori ad andare alle urne. Lo hanno ripetuto i tre candidati che in serata hanno chiuso la campagna elettorale: Lucia Chessa nella biblioteca Satta a Nuoro, Renato Soru al Teatro Massimo di Cagliari e Alessandra Todde alla Fiera del capoluogo sardo.
Paolo Truzzu aveva detto 'game over' già mercoledì, sempre alla Fiera di Cagliari, con la premier Giorgia Meloni e i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Un centrodestra che qui in Sardegna, nonostante le fibrillazioni romane, ha deciso di presentarsi unito e compatto, schierando per giorni ministri, viceministri, sottosegretari e parlamentari a sostegno di Truzzu, dopo il passo indietro sofferto del governatore uscente Christian Solinas. I fuochi si sono accesi nell'ultima settimana di campagna, con scambi di accuse sul cosiddetto voto utile tra i due contendenti del centrosinistra, Renato Soru con la sua Coalizione sarda e Alessandra Todde per il campo largo guidato da Pd-M5s, e l'arrivo in massa di esponenti nazionali di peso per il centrodestra e il suo aspirante governatore Paolo Truzzu.
Una 'calata di big' fortemente contestata dalla candidata outsider Lucia Chessa, leader dei Rossomori in corsa con la lista Sardigna R-esiste: "Fa pensare a una politica regionale molto debole e inconsistente che ha bisogno di chiamare il fratello maggiore perché è incapace di proporsi - attacca - una cosa indecorosa e umiliante che mostra una Sardegna non consapevole di se stessa e delle proprie rivendicazioni". Tuona contro una campagna elettorale falsata dalle corazzate del centrodestra anche il patron di Tiscali che, però, punta il dito soprattutto contro l'alleanza Pd-M5s: "Il campo largo se lo sperimentassero a casa loro. Poi abbiamo visto come sta andando la sperimentazione - rincara Soru - Conte a domanda chiarisce che non esiste il campo largo e non esiste nemmeno il centrosinistra. Noi siamo stati gli unici ad aver fatto politica coinvolgendo la gente".
Soru e Todde si sono accusati a vicenda di aver spaccato il fronte, con la candidata del campo largo, supportata dalla segreteria dem Elly Schlein e dal leader dei 5stelle Giuseppe Conte, che non ha usato mezzi termini, e continua a farlo: "Un voto dato a Soru è un voto per Truzzu. Sono io l'unica vera alternativa al disastro della destra". La sfida sarda, dunque, si caratterizza come un banco di prova per il patto tra il Pd e il M5s ma, dicono all'unisono Schlein e Conte, non può considerarsi un laboratorio nazionale né un esperimento da esportare in altre regioni. "Il voto è sardo per i sardi", ribadisce Todde, che si dice convinta di vincere e di governare la Sardegna per i prossimi 5 anni con la prima donna alla guida nella storia autonomista della regione.
Truzzu non ci sta. Forte della presenza massiccia nell'Isola dei leader nazionali, su tutti Matteo Salvini che da giorni presidia i territori, il candidato del centrodestra non intende regalare nulla agli avversari e punta dritto all'obiettivo: vincere le elezioni e mantenere ben saldo il governo dell'Isola anche nella prossima legislatura: "La Sardegna - chiarisce - non si merita i No della sinistra".
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