(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 28 MAR - "Chi ha emesso la
sentenza sa benissimo che non un solo centesimo dell'affare di
Londra è finito nelle mie tasche, e sa anche che non possiedo
alcuna proprietà ad eccezione di una vecchia Mazda del 2001". A
spiegarlo è il cardinale Angelo Becciu, nelll'intervista al
giornale tedesco Die Zeit (dal titolo "La mia innocenza mi dà
conforto") nel numero in edicola questa settimana.
Alla domanda dei giornalisti sulle modalità di lavoro negli
uffici vaticani, Becciu ricorda che come Sostituto era
"responsabile di diciassette dipartimenti, uno dei quali
amministrava i fondi della Segreteria di Stato": "Lavoravamo
insieme in un clima di fiducia - racconta Becciu - Il compito di
questo ufficio amministrativo era quello di proporre
investimenti, mentre il mio era quello di dare l'approvazione
finale. Ho sempre accettato le proposte che mi venivano
presentate. Il nostro dovere era quello di lavorare in favore
della Santa Sede, e i nostri esperti erano stimati da tutti".
L'ex Sostituto alla Segreteria di Stato vaticana spiega: "Non
sono responsabile di alcuna perdita, in quanto ho agito con
l'autorizzazione dei miei superiori, seguendo la procedura
standard della Segreteria di Stato. E perché mai un
investimento, seppur sbagliato, viene considerato reato? Questa
domanda mi tormenta ogni giorno da quando è stata pronunciata la
sentenza il 16 dicembre 2023. Perché sono stato condannato?".
Per il cardinale Becciu l'accusa di aver impiegato a scopi
illeciti il denaro destinato alla liberazione di una suora è
"assurda e offensiva": "Avrei approfittato del rapimento di una
suora in veste di sacerdote e diplomatico esperto? Non sono
certo così cinico! L'accusa era così assurda che un avvocato
della parte civile, il professor Giovanni Maria Flick,
rappresentante dell'Apsa, ha chiesto la mia assoluzione". Mentre
in merito alle somme di denaro inviate alla Caritas della
Diocesi di Ozieri, il prelato ricorda di aver agito "su
richiesta dei vescovi della mia diocesi in Sardegna": "mi hanno
chiesto aiuto per le loro opere di carità nel 2015 e nel 2018 -
specifica Becciu - Tali donazioni rientravano pienamente nei
miei poteri. Il tribunale ha anche stabilito che il denaro non è
finito nelle tasche di mio fratello, ma sul conto della Caritas
della diocesi".
"Sto soffrendo - conclude Angelo Becciu - e ciò che mi
addolora di più è pensare che il Papa possa credere anche solo
per un minuto che io gli abbia mentito. Soprattutto ora che
siamo a Pasqua". (ANSA).
Card. Becciu, 'la mia innocenza mi dà conforto'
Intervista al giornale tedesco Die Zeit