(ANSA) - SASSARI, 28 MAR - "Nelle carceri si continua a
morire col cappio al collo. È una strage che sembra non avere
fine".
"Questo dato è un campanello dell'allarme che indica che il
sistema penitenziario è in una condizione di emergenza. A
togliersi la vita sono anche gli agenti di polizia
penitenziaria, tre dall'inizio dell'anno - osserva - Possibile
che tutto il sistema carcere debba ricadere su chi lavora in
quei luoghi e si fa finta di non vedere cosa accade? Fino a
quando si pensa di poter contenere il malessere all'interno
degli istituti nascondendo il problema. Il presidente della
Repubblica sproni governo e parlamento a intervenire". (ANSA).
"Le lacrime di coccodrillo dopo il suicidio del detenuto a Sassari-Bancali non servono e neppure le giustificazioni. Il ministro Carlo Nordio e il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Giovanni Russo si decidano a inviare in Sardegna il direttore della casa circondariale sassarese e a garantire la presenza del personale. Per quanto le ragioni suicidarie di una persona siano spesso insondabili, è certo che le condizioni di vita dentro un carcere non aiutano. La sensazione di essere abbandonati non è solo dei detenuti. Purtroppo è diventata patrimonio comune di tutti gli operatori". Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell'associazione "Socialismo Diritti Riforme Odv" facendo notare che "a fronte di un polo universitario, eccezione di riguardo di pochi, di cui giustamente si vantano esiti di pregio, esiste la norma del profondo disagio di molti". "La Sardegna - sottolinea - paga un prezzo troppo alto allo Stato mettendo a disposizione per 1000 detenuti sardi e 1200 della Penisola, 10 istituti penitenziari e tre colonie penali, che occupano un territorio di 6mila ettari. Non ottiene però altrettanta considerazione sul piano organizzativo. A Bancali - aggiunge - mancano un direttore stabile e un comandante. Anche Isili non ha un direttore stabile e quello di Cagliari-Uta si deve sobbarcare una mole di lavoro immane. La carenza di personale non riguarda solo agenti, ispettori e sovrintendenti, mancano gli amministrativi e gli educatori. Tutto questa disorganizzazione incide pesantemente sulle attività e sulla gestione delle persone private della libertà, favorendo un clima talvolta di ribellione ma più spesso di demotivazione, rassegnazione e disperazione". "Gli episodi suicidari sono all'ordine del giorno nelle carceri e non basta più l'uso dei medicinali psicotropi per contenerli - conclude Caligaris - In Sardegna c'è un'alta percentuale di persone con problematiche psichiche che richiedono spazi alternativi. Anche a questo deve pensare il Dipartimento creando le corrette sinergie con la Regione. Il suicidio di un uomo di 52 anni, in prossimità della Pasqua non può essere un nuovo 'caso' da aggiungere a un drammatico elenco".
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