Ascanio Celestini arriva in Sardegna con "Rumba", il suo nuovo spettacolo ispirato al Santo di Assisi. "Francesco è un intellettuale organico in senso gramsciano, che aderisce alle classi subalterne e lotta pacificamente per la loro emancipazione - racconta all'ANSA l'artista romano -. La sua non è una rivoluzione che porta il conflitto verso lo scontro, ma lo sublima attraverso la non-violenza".
In scena martedì 7 maggio alle 20.30 al Bocheteatro di Nuoro, mercoledì 8 alle 21 al Costantino di Macomer, giovedì 9 alle 20.30 al Teatro Akinu Congia di Sanluri e venerdì 10 alle 21 al Centrale di Carbonia per la Grande Prosa del Cedac, "Rumba" chiude una trilogia. "Un racconto cominciato dieci anni fa con Laika e continuato con Pueblo, una storia ambientata in una periferia qualunque", svela Celestini, tra i più significativi interpreti del teatro di narrazione, dove l'impegno civile si sposa con l'ironia e la poesia.
"I personaggi sono povera gente, non tanto diversa da quella che incontrava Francesco nel XIII secolo", sottolinea il regista e protagonista della piece. aggiunge. "Rumba", ovvero "L'asino e il bue del presepe di San Francesco nel parcheggio del supermercato", è una suggestiva favola moderna con musiche di Gianluca Casadei e voce di Agata Celestini, le immagini sono di Franco Biagioni, produzione Fabbrica, Fondazione Musica per Roma e Teatro Carcano in collaborazione con il Comitato Greccio 2023.
Ottocento anni dopo il primo presepe vivente nel borgo medioevale sui Monti Sabini, Ascanio Celestini reinventa la rappresentazione della Natività in chiave contemporanea, e racconta di Giobbe, magazziniere analfabeta, della Signora delle Slot, di uno zingaro che fuma. Ma anche di Santa Chiara, "una donna forte, più vicina a una guerrigliera che non a una fanciulla sottomessa e contemplativa".
Raffinato affabulatore, autore e interprete di spettacoli come "Cicoria", "Radio Clandestina", "Scemo di guerra", "La pecora nera" e "Museo Pasolini", una carriera fra teatro, cinema e letteratura, radio e tv, Celestini sottolinea che "l'arte svolge sempre un ruolo attivo. La responsabilità dell'artista sta nello scegliere. Non c'è comicità o dramma fine a se stesso. Tutto è politico perché la neutralità intesa come equidistanza non esiste se facciamo parte di una comunità. La 'neutralità' è semplicemente indifferenza. E come scriveva Gramsci 'L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti'".
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