Un tavolo permanente per fronteggiare e monitorare la grave siccità che sta colpendo la Sardegna, sopprattutto la Baronia e la bassa Gallura, con alcuni paesi più colpiti di altri: San Teodoro, Budoni, Posada, Torpè e Siniscola. Lo ha deciso la presidente della Regione Alessandra Todde al termine di un lungo vertice, questo pomeriggio, con i sindaci, Enas, Autorità di bacino, Consorzio di Bonifica della Sardegna centrale e il prefetto di Nuoro Giancarlo Dionisi.
A soffrire nell'immediato sono le campagne e gli allevamenti, ma il rischio di razionamenti è dietro l'angolo anche per l'acqua potabile destinata a cittadini e turisti, un problema che mette in allarme sia i sindaci che gli operatori delle vacanze. Se non ci saranno interventi immediati, infatti, i cinque comuni serviti dalla diga di Maccheronis avranno l'acqua solo fino a luglio.
"Questo è un primo incontro di tanti attori intorno al tavolo che diventerà permanente per fronteggiare una situazione grave - spiega la governatrice - In questi paesi rischiamo di finire l'acqua potabile a fine luglio - conferma Todde - se non si fanno degli interventi utili per i quali tutti devono sentirsi allertati". Le soluzioni prospettate al tavolo sono diverse: dall'utilizzo di alcuni pozzi privati all'esigenza di un cronoprogramma da parte di Abbanoa per riparare le perdite dalle condotte: "E' inutile chiedere ai cittadini di razionare l'acqua se poi viene dispersa in rete", sottolinea la presdente.
C'è poi San Teodoro, che chiede di lavorare per il collegamento con il bacino del Liscia, l'unico al momento a non avere problemi di scarsità idrica. "Si devono mettere in fila tutte queste soluzioni e risolvere il problema nel breve e medio periodo - chiarisce Todde - Quanto agli interventi a lungo termine, ci vorrà tempo, perchè la questione idrica è stata lasciata andare da decenni".
I sindaci sono allo stremo. "Si devono utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per evitare tensioni sociali - è l'appello del primo cittadino di Posada Salvatore Ruiu - Abbiamo chiesto dissalatori, ma anche di aumentare la portata della diga del Liscia e uno studio sui pozzi. Siamo nel pieno dell'emergenza e abbiamo bisogno di recuperare 9 milioni di metri cubi d'acqua per passare i mesi estivi e per dormirci la notte. Noi sindaci abbiamo paura perché c'è tanta gente esasperata".
Il timore sul fronte dell'ordine pubblico è dovuto alle ordinanze comunali restrittive che i sindaci sono stati costretti a firmare per vietare l'uso dell'acqua per l'irrigazione dei giardini e dei campi da golf e per il riempimento delle piscine, un duro colpo per i vacanzieri della costa. "Dobbiamo dare fondo a tutte le soluzioni che abbiamo a disposizione - dice il sindaco di Sniscola Gianluigi Farris - prima di dover chiudere l'acqua nelle seconde case".