Spetterà alle regioni e alle province autonome individuare le aree dove si possono installare le fonti rinnovabili. Lo prevede il decreto Aree idonee che è stato approvato stamani a Roma in Conferenza unificata fra Stato, regioni e comuni. Ora il decreto dovrà essere emanato dal ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Dopodiché, regioni e province autonome avranno 180 giorni di tempo per definire la mappa delle aree idonee e di quelle non idonee.
Il provvedimento del ministero fissa alcuni paletti. Sono considerate non idonee "le superfici e le aree che sono ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela". La norma recepisce il divieto, imposto dal recente decreto Agricoltura, di installare pannelli solari a terra sui terreni agricoli. Il decreto indica agli enti locali una serie di criteri per individuare o escludere l'idoneità delle aree: "esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell'aria e dei corpi idrici". Invita quindi a privilegiare "l'utilizzo di superfici di strutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, nonché aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica, e verificando l'idoneità di aree non utilizzabili per altri scopi, ivi incluse le superfici agricole non utilizzabili".
Il provvedimento permette alle regioni di stabilire un fascia di rispetto intorno ai beni tutelati, dove non si possano installare impianti, fino a un massimo di 7 chilometri di ampiezza. Sono esclusi da tutti i nuovi vincoli le rinnovabili già esistenti e i loro rifacimenti. Infine, il decreto fissa per ogni regione gli obiettivi di nuova potenza rinnovabili anno per anno, dal 2021 al 2030, per arrivare all'obiettivo complessivo del Pniec di 80 Gw di nuova potenza installata al 2030. In caso di inadempienza, il governo può intervenire con poteri sostituitivi.
"Abbiamo sbloccato un decreto lungamente atteso, un nuovo tassello verso la decarbonizzazione", ha commentato Gilberto Pichetto, ministro dell'Ambiente e della sicurezza Energetica. Il provvedimento era richiesto a gran voce dalle aziende del settore, per avere un quadro chiaro di dove investire. Le Regioni dal canto loro volevano il diritto di scegliere loro dove mettere pannelli e pale eoliche. Per la governatrice della Sardegna, Alessandra Todde, che ha guidato la commissione tecnica delle regioni sul dossier, "da oggi non ci saranno più autorizzazioni che passeranno sopra la nostra testa. Qualsiasi autorizzazione verrà decisa e data dagli uffici della Regione, chiaramente sentendo i comuni e i territori".
Giudizio negativo sul decreto viene dall'associazione delle imprese dell'eolico, l'Anev: il provvedimento "è largamente inadeguato a raggiungere gli obiettivi che si pone (80 Gw di nuove rinnovabili)" e "risulta essere un ostacolo" per "definire canali preferenziali e spediti per i processi autorizzativi richiesti dall'Europa". Bocciatura anche dall'Alleanza per il Fotovoltaico: "Si configura un regime di limitazioni e confusioni generalizzate, causando nell'immediato perdita di investimenti e posti lavoro. A medio - lungo termine l'Italia verrà meno agli obiettivi Pniec, mettendo a grave rischio la sicurezza energetica del Paese".
Assessore Cani, 'contributo della Sardegna è stato importante'"Siamo molto soddisfatti per il risultato ottenuto, sono state accolte le nostre proposte, crediamo di aver dato importante contributo". Così l'assessore dell'Industria della Regione Sardegna, Emanuele Cani, al termine della Conferenza unificata fra Stato, Regioni e Comuni che ha approvato il testo definitivo del decreto del Mase che fissa i criteri per l'individuazione delle aree idonee agli impianti di fonti rinnovabili. "Come regione Sardegna abbiamo contribuito a normare una materia a livello nazionale, che ha forti implicazioni positive per la Sardegna e i sardi", ha sottolineato l'assessore che all'interno della Conferenza Stato-Regioni guida la commissione tecnica Ambiente ed Energia.
Assessora Laconi, 'momento quasi storico, ora moratoria'"È un momento quasi storico, è il risultato, l'esito, l'epilogo di una battaglia condotta in questi due mesi, da quando ci siamo insediati, su un decreto che abbiamo ereditato e con un contenuto che non era assolutamente accettabile". L'assessora dell'Ambiente della Sardegna, Rosanna Laconi, commenta così al termine della riunione della Conferenza Stato-Regioni, l'ok al decreto ministeriale sulle aree idonee a ospitare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Per l'esponente della giunta guidata da Alessandra Todde l'obiettivo fondamentale raggiunto oggi è che "le regioni si sono riappropriate del potere di legiferare in merito alle aree idonee - precisa Laconi -. Perciò sì alla transizione energetica, vanno bene gli obiettivi definiti nel decreto, ma come, in che modo e dove realizzare questi impianti lo decideremo noi come Regione Sardegna, come Regioni, con le nostre leggi". A questo punto "si dovrà procedere spediti in Consiglio regionale con l'esame del disegno di legge della giunta" che sospende per 18 mesi qualsiasi tipo di impianto, anche perché il decreto appena approvato dalle Regioni dovrà essere emanato, da quel momento scatteranno i 180 giorni di tempo per le regioni, che dovranno definire e mettere in legge la mappa delle aree idonee e non. Il testo sulla sospensione accoglierà le istanze di tutti gli interessati, assicura l'assessora Laconi, "perché tutti quanti ci muoviamo in una stessa direzione: quella di salvare il nostro ambiente, salvare il nostro territorio, rivendicare le nostre identità, che sono anche legate al nostro paesaggio e ai nostri beni culturali".
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