(ANSA) - SASSARI, 25 GIU - "Ho sofferto molto per quello che
è successo, ma Alberto l'ho perdonato. Ho perso mio marito, non
voglio perdere anche mio figlio".
L'imputato all'alba del 27 aprile 2022, a Santa Maria
Coghinas, ridusse in fin di vita i genitori, aggredendoli nel
sonno: il padre fu trafitto con una fiocina che gli attraversò
la gola e si conifccò nel cranio; la mamma fu colpita alla testa
con delle forbici da pesca.
Per quella aggresione, scaturita da un raptus, Alberto Picci è
stato condannato in via definitiva a 12 anni di carcere duplice
tentato omicidio.
Il padre, però, dopo circa un anno di cure disperate è morto
e per il 50enne è scattata l'accusa di omicidio.
Oggi davanti alla Corte d'assise presideuta dal giudice
Massimo Zaniboni, sono stati sentiti i cinque testi chiamati a
deporre dal sostituto procuratore, Angelo Beccu: tre vicini di
casa, una zia dell'imputato e la mamma, Maria Giovanna Drago.
"Soffro d'insonnia e quindi mi addormento con le cuffie, per
ascoltare musica rilassante. Non mi sono accorta di nulla,
ricordo di avere sentito un dolore fortissimo alla testa, mi
sono alzata e nel soggiorno ho visto mio marito riverso per
terra, sanguinante. Alberto gli stava accanto e diceva di stare
tranquilli, che aveva chiamato l'ambulanza. Allora ho chiamato i
carabinieri", ha raccontato la donna.
Rispondendo anche alle domande dell'avvocato della difesa,
Claudio Mastandrea, la donna ha riferito dei disturbi psichici
del figlio, che in passato aveva subito dei Tso e che soffriva
di paranoia: "Aveva paura, era convinto che qualche entità
volesse fargli del male".
Prossima udienza il 9 luglio per sentire le deposizioni dei
periti. (ANSA).
Uccise il padre con la fiocina: la mamma, 'l'ho perdonato'
Processo in Corte d'Assise a Sassari per Alberto Picci