Sardegna

Lo stop alle rinnovabili per 18 mesi in Sardegna ora è legge

Il campo largo incassa il sì, con l'astensione della minoranza

Redazione Ansa

Bloccare per un anno e mezzo la realizzazione di impianti di produzione dell'energia da fonti rinnovabili in Sardegna per arginare il far west delle richieste di autorizzazioni, e avere tempo per redigere il piano energetico regionale e definire, entro sei mesi, la mappa delle aree idonee ad ospitare i mega impianti, come stabilito dal decreto approvato dal Mase e in fase di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale. È la strategia della giunta regionale sarda guidata da Alessandra Todde che cerca di mettere un freno a quello che in Sardegna è ormai da tempo definito come "l'assalto" di pale eoliche e pannelli solari, e che si è tradotta nel disegno di legge approvato oggi dall'Assemblea regionale. Perché nell'Isola, secondo i dati Terna, sono state presentate a oggi 809 richieste di impianti, pari a 57,6 gigawatt di potenza, di cui 524 pratiche per fotovoltaico (22,9 giga), 254 di eolico a terra (16,8 gigawatt) e 31 domande di eolico su mare (17,8 gigawatt). La quota spettante alla Sardegna definita dal decreto del ministero è di 6,2 gigawatt totali e se le richieste fossero approvate tutte, la Sardegna produrrebbe undici volte l'energia elettrica che attualmente consuma. La norma, varata con i voti della maggioranza del campo largo e con l'astensione del centrodestra, nonostante il tentativo di un via libera trasversale, detta una disciplina transitoria, perché ancorata all'approvazione della legge regionale sull'individuazione delle aree idonee e al completamento del piano paesaggistico regionale. Al divieto esteso su tutto il territorio regionale sono previste in legge tutte le deroghe e gli specifici ambiti territoriali di applicazione e di salvaguardia.

Nei divieti sono incluse tutte le aree naturali protette, le zone umide di importanza internazionale e quelle di riproduzione di specie faunistiche protette, aree agricole interessate da produzioni biologiche e marchi (Dop, Igp, Doc ecc). E ancora le aree a rischio idrogeologico, quelle che distano sette chilometri dai beni culturali (1.500 metri per le isole minori), la fascia costiera dei 300 metri dal mare, aree che distano meno di 2 chilometri da alberi monumentali. Restano esclusi dal divieto, oltre agli interventi, che non comportano uso di suolo, per autoconsumo e quelli delle comunità energetiche e anche gli interventi di manutenzione ordinaria straordinaria o di revamping di impianti rinnovabili già esistenti.

Dalla presidente Alessandra Todde arriva un ringraziamento alla sua maggioranza, ma in particolare "alla minoranza, perché l'astensione ha comunque significato la volontà, pur con i vari distinguo, di partecipare a un percorso di regolamentazione caro a tutti". Definisce questo via libera "un primo passo importante: dobbiamo prendere tempo senza provocare danni irreparabili al nostro ambiente, al nostro paesaggio, per lavorare su quella che sarà poi la vera e propria azione urbanistica, con il decreto regionale sulle aree idonee", che dovrà essere pronto entro sei mesi a partire dalla pubblicazione, a ore, del decreto del Mase in Gazzetta ufficiale. Per la governatrice "non si devono demonizzare le rinnovabili ma adottare una transizione energetica con regole chiare su dove si possono o meno realizzare gli impianti".
   

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