(ANSA) - LUOGOSANTO, 03 LUG - I vini che portano la sua firma
hanno ottenuto premi e riconoscimenti internazionali. Ma quando
Dino Dini, enologo della cantina Siddùra, inizia a parlare di
Nudo, il racconto è così coinvolgente e dettagliato che se
volessimo azzardare diremmo che questo Cannonau di Sardegna 2023
Doc Rosato è il suo 'figlio' prediletto, la sua creatura meglio
riuscita.
È dunque un vino italiano, ancora meglio, è un vino sardo,
prodotto all'interno della tenuta di duecento ettari immersa
nella natura di Luogosanto, in Gallura, il primo classificato
tra i vini rosati che si posiziona così nella vetta
dell'enologia mondiale. Poche bottiglie numerate e in limited
edition, che con ogni probabilità andranno ad esaurimento molto
presto, visto quanto accaduto con le precedenti annate: il
Cannonau rosé Nudo 2023 di Siddùra ha al suo interno le
sfumature dei tramonti della Gallura, i sentori dei fiori della
natura più selvaggia e incontaminata di questo entroterra, la
forza e insieme la delicatezza del granito che qui si è
sbriciolato ed ha arricchito il terreno.
"Nudo nasce da un percorso che parte nel 2017 - racconta Dini
- quando con l'azienda abbiamo visto l'opportunità di produrre
un rosato di alta gamma, di creare un prodotto premium. Da lì in
poi non abbiamo solo puntato ad un aumento della produzione di
bottiglie, ma abbiamo creduto che il rosato avrebbe avuto
successo sul mercato".
E così è stato: una sfida rivelatasi vincente, anticipando i
tempi e scommettendo su un'intuizione basata su studi fatti
nella regione della Provenza, in Francia, dove il rosato è di
casa. "La sua peculiarità è data dal terroir, le cui
caratteristiche si avvicinano molto a quelle provenzali. Sia in
Sardegna che in Provenza infatti - spiega l'enologo - ci
affacciamo sul Mediterraneo, microclimaticamente ci
assomigliamo molto e in più abbiamo questo vitigno Cannonau che
è adatto a dare dei rosati di alta gamma, per il suo colore
particolarmente tenue che si conserva nel tempo e che riesce a
donare aromi fruttati e freschezza anche nel lungo periodo.
Abbiamo infatti voluto puntare sulla produzione di un rosato che
mantiene le caratteristiche cromatiche e sensoriali nel tempo".
Partendo dalla vigna, impostata per una produzione di
"vinificazione in bianco", passando per i grappoli che vengono
raccolti interi a mano e pressati con tecniche soffici, senza
l'intervento di organi meccanici come vendemmiatrici e pompe, si
arriva alla cantina dove i tecnici esperti, lavorando sotto
atmosfera inerte e sfruttando il gas naturale dell'azoto, quasi
come se fosse una pozione magia in cui tutti gli ingredienti
devono essere scrupolosamente miscelati, creano Nudo. (ANSA).
Nudo, il Doc Rosato di Siddùra del 2023 sul tetto del mondo
Per enologo della cantina di Luogosanto la creatura più riuscita