La Sardegna è sempre più assetata. Le ultime piogge di fine agosto hanno dato sollievo in alcuni invasi artificiali ma la situazione complessiva si fa sempre più drammatica se non arriveranno ulteriori apporti dal cielo. Ma servirà ben altro che isolati acquazzoni per riempire i bacini sempre più vuoti.
Dall'ultimo monitoraggio dell'Autorità di Bacino emerge che il livello dell'acqua nelle dighe si è ulteriormente abbassato passando dal 50,2% al 31 luglio al 44,1% al 31 agosto scorso. In termini assoluti da 915 milioni di metri cubi di risorsa idrica a 805 milioni su oltre 1 miliardo e 800 milioni di metri cubi di volume invasabile. Più critica la situazione nel Sulcis dove i bacini del sistema idrico è al 20%. Non va meglio nel Nuorese, con il 24% tra gli invasi di Maccherionis e Pedra Othoni, e in Ogliastra con il 23% nei bacini di Bau Maugeris e Santa Lucia.
Poco sopra il il 30% la percentuale complessiva di riempimento nel Sud Sardegna (Flumendosa, Campidano e Cixerri), mentre le uniche dighe artificiali a non avere problemi sono quelle del Liscia (in Gallura) a quasi il 58% e del Tirso nella Sardegna centrale, al 66%. In linea col dato regionale la zona idrografica del Coghinas, Mannu e Temo, nel centro-ovest della Sardegna con il 42% ma un indice di "pericolo" che apre la strada a un uso più razionato dell'acqua.
Già in molti territori della Sardegna sono presenti delle restrizioni per l'uso agricolo ma se non ci saranno presto nuove piogge si fa sempre più concreta la possibilità che alcune limitazioni possano coinvolgere anche l'utilizzo potabile.