Sardegna

Portovesme, il ceo Garofalo rassicura sulla presenza in Sardegna

'Stop a linea zinco dettata dalla non sostenibilità economica'

Redazione Ansa

La Portovesme srl non smobilita e conferma di volere restare in Sardegna. A dirlo all'ANSA è il ceo dell'azienda, controllata dalla multinazionale Glencore, Davide Garofalo, il giorno dopo il confronto con i sindacati sulla chiusura della linea zinco nel Sulcis. "Le decisioni che abbiamo comunicato vanno nella direzione di permettere la presenza per lungo tempo nell'Isola - precisa - la scelta non è legata alle prestazioni dello stabilimento perché tutta l'organizzazione sta dando il massimo, in termini di performance, sicurezza, salute e rispetto dell'ambiente. E' solo una situazione di sostenibilità economica e queste scelte servono per trovare soluzioni alternative e per porre le basi per il futuro. Sono solidale con gli stati d'animo dei lavoratori ma non possiamo nasconderci dietro un dito perché le realtà sono cambiate drasticamente".

Un "rallentamento" lo definisce Garofalo, utile a prendere tempo per valutare opzioni alternative "con la piena disponibilità al dialogo con le istituzioni per valutare anche nuove opportunità". Non solo. Tra due mesi circa, annuncia il ceo, riapre lo stabilimento di San Gavino: produrrà la cosiddetta lega tripla che permetterà di raffinare piombo recuperando argento e oro contenuto nella materia prima attraverso una campagna di produzione di 7-8 mesi con la rotazione dei lavoratori. "Non siamo rimasti passivi con lo stabilimento fermo e abbineremo una seconda fase per produrre bismuto, uno dei materiali critici - puntualizza Garofalo - con un investimento per una piccola cella elettrolitica per la produzione del materiale al 99,99% di purezza che potrebbe essere impiegato in campo elettronico e aerospaziale".

Riguardo la produzione storica, Garofalo spiega che, oltre al costo dell'energia ("continua a rimanere alto, 2,5 volte il prezzo storico e comunque superiore rispetto ad altri paesi europei") "il mercato dello zinco è crollato a causa del rallentamento della domanda: le perdite sono più che raddoppiate rispetto al 2023 e le proiezioni sono negative per i prossimi 2-3 anni. L'unico modo per garantire che lo stabilimento possa sopravvivere è quindi il ridimensionando delle attività, riducendole al riciclo dei fumi di acciaieria, un puro processo di economia circolare. Siamo l'unico stabilimento che recupera ossidi di zinco in Europa: 250mila tonnellate all'anno".

Attualmente la discarica dei residui di questa produzione ha una capacità fino al 2034. Nel frattempo prosegue lo studio di fattibilità per il recupero di metalli dalla black mass delle batterie esauste per estrarre carbonato del litio, con un investimento previsto tra i 400 e i 500 milioni di euro e 2-3 anni per la messa in opera. "Questo è il primo progetto in Europa e confermiamo l'impegno nonostante le nuove condizioni di mercato - osserva il ceo della Portovesme srl - Il 22 agosto abbiamo presentato la domanda ufficiale all'Ue per inserirlo nella lista dei progetti strategici ed entro fine anno dovremmo avere la risposta".

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