"Contrariamente a quanto affermato nel corso dell'incontro del 24 settembre al Mimit, in cui la Glencore aveva comunicato di non avere l'intenzione di chiudere Portovesme, lo stabilimento nel Sulcis si sta spegnendo. Il ministro Urso convochi urgentemente la multinazionale, sono a rischio 700 lavoratori e la produzione dello zinco è strategica per il nostro Paese e deve restare in Sardegna". È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo.
"Nel silenzio delle istituzioni - prosegue il dirigente sindacale - da due settimane è iniziato lo svuotamento delle linee e dei reparti dell'elettrolisi, per poi proseguire con l'impianto dell'SX (Solvent extracion). C'è il rischio che nell'attesa del tavolo ministeriale, con l'obiettivo del ritiro della dichiarazione di dismissione, Glencore vada avanti nello smantellamento, mantenendo in maniera residuale la produzione della linea zinco, solo ed esclusivamente attraverso i fumi di acciaieria".
Gesmundo ricorda che "questo significa che a Portovesme rimarranno occupate circa 300 unità lavorative rispetto alle attuali 1000 dello stabilimento, 700 lavoratori che rischiano il posto in aggiunta ai 500 che, fra diretti e indotto, già lo hanno perso un anno fa a causa della precedente modifica della produzione fatta dalla multinazionale, quando gli addetti all'interno del sito erano più di 1500".
"In queste ore - spiega il segretario confederale - si stanno svolgendo le assemblee di tutti i lavoratori, che decideranno le legittime iniziative di protesta, incluso lo sciopero. È indispensabile - conclude - che il ministero riapra con urgenza il tavolo per evitare che la multinazionale compia scelte irreversibili sulle spalle dei lavoratori".
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