Progetti e idee per rendere navigabile il canale di Terramaini? Sì, ma bisogna partire da un punto fermo: la qualità dell'acqua. Gli studenti dell'istituto tecnico Giua - 22 allievi della sede di Cagliari, triennio degli indirizzi Chimico, Ambientale e Liceo delle Scienze Applicate -, impegnati in un'iniziativa anti dispersione chiamata Piccoli Chimici al servizio dell'Ambiente, hanno analizzato il corso d'acqua. Hanno scelto tre zone diverse e, in diversi momenti, hanno raccolto i campioni, li hanno messi in frigorifero e poi analizzati sotto la guida dei loro prof (Laura Loi e Liliana Contini docenti di Chimica, Danilo Falconieri docente di chimica in pensione e esperto più il prezioso contributo dei tecnici Loredana Moi e Daniela Loi). Hanno trovato microalghe e coliformi fecali. Poi molta spazzatura, nutrie vive e pesci morti. C'era anche plastica: ma quella sarà forse il tema di un altro progetto.
Griglia di valutazione? Lo stato di salute dell'area è critico: la sufficienza non c'è, è in sintesi il risultato del loro progetto. Un modo per imparare, ma alla fine anche un servizio alla comunità. Dall'esame dei dati ottenuti appare che "allo stato attuale l'ecosistema fluviale del Terramaini - si legge nelle conclusioni del lavoro - non gode certo di buona salute e non è fruibile in sicurezza per le attività che si vorrebbero realizzare anche nell'ottica di integrazione con i parchi di Terramaini e del sistema Saline-Molentagius". Piccoli chimici. Ma grande è stato il loro lavoro. Il responso in quattro punti. Uno, elevata proliferazione di microalghe.
"Queste - si legge nel report finale - sono in gran parte responsabili dei fenomeni di eutrofizzazione capaci di provocare, in concomitanza di particolari condizioni meteo e di marea, periodiche morie di pesci che vanno poi ad alimentare l'inquinamento organico". Due, presenza di una significativa contaminazione da materiale organico probabilmente dovuta anche qualche scarico non depurato che ancora si riversa nel canale, come messo in evidenza soprattutto dall'elevata presenza di coliformi fecali".
Tre, "i fenomeni stagionali e ciclici (siccità/precipitazioni, immissioni dai collettori urbani, ciclo delle maree e condizioni meteo) influenzano in modo significativo il delicato equilibrio fra salinità e ossigeno disciolto che consente la vita acquatica nell'ecosistema fluviale". Quattro, "le zone che avrebbero dovuto ospitare attività ricreative acquatiche sono in condizioni di degrado e a causa della totale assenza di qualsiasi intervento di manutenzione e pulizia, fungono da naturale approdo per gran parte dei rifiuti (naturali e non) che alimentano il circolo vizioso dell'eutrofizzazione".
Arriva anche qualche suggerimento. "Nel frattempo basterebbero piccoli e rapidi interventi mirati (pompe per l'aria, pulizia periodica,...) per migliorare notevolmente la situazione. Confidiamo che il nostro piccolo contributo possa fungere da stimolo alla sensibilizzazione dei politici, degli amministratori e della cittadinanza alla problematica ambientale". La dirigente scolastica Maria Romina Lai orgogliosa del lavoro dei ragazzi: "Hanno applicate in un contesto autentico - spiega all'ANSA - le competenze acquisite in classe e in laboratorio. Non solo teoria, ma anche applicazione pratica per una scuola connessa con il mondo del lavoro. Fiera del fatto che tanti, al termine degli studi, trovano occupazione".
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