Sardegna

Uccise il padre a bastonate,la compagna 'un urlo poi il rantolo'

Sassari, il racconto del delitto in diretta telefonica

Redazione Ansa

(ANSA) - SASSARI, 17 DIC - Ha ricostruito in aula gli ultimi momenti di vita del compagno con una lucidità e determinazione che solo chi è mosso dalla volontà di giustizia può avere: Anna Maria Cudoni, compagna di Giovanni Fresi, l'orafo di 58 anni ucciso a bastonate dal figlio Michele, la notte del 27 dicembre del 2023 in un vicolo del centro storico di Arzachena, ha portato così la sua testimonianza davanti ai giudici della Corte d'assise di Sassari dove si sta celebrando il processo per omicidio a carico del 28enne Michele Fresi.
    La donna, parte civile con l'avvocato Massimo Schirò, ha ripercorso i dieci anni di legame che la univano all'artigiano, il quale aveva avuto Michele da una precedente relazione, fino al giorno del delitto. La notte del 27 dicembre di un anno fa, Anna Maria Cudoni e Giovanni Fresi erano a casa quando una telefonata sul cellulare dell'uomo lo avvisava che il figlio stava dando in escandescenze fuori da un locale di Arzachena: era in uno stato di forte alterazione per aver assunto, per sua stessa ammissione, una grande quantità di sostanze stupefacenti, in particolare Lsd. I due carabinieri intervenuti per bloccarlo, riportarono diverse ferite e fratture, uno di loro anche lesioni con conseguenze irreversibili.
    Il padre era quindi uscito e aveva raggiunto Michele, insieme avevano camminato per poche centinaia di metri fino all'abitazione del 28enne. Qui l'orafo aveva preso il cellulare e chiamato la sua compagna. "Ero al telefono con lui quando ho sentito un urlo straziante e poi un rantolo", ha raccontato in aula la donna, che di fatto ha assistito in diretta telefonica all'omicidio del compagno, colpito alla testa dal figlio con un'unica bastonata.
    "Anna Maria Cudoni si è costituita parte civile perché vuole che venga fatta giustizia, perché sia difesa e tutelata la memoria di Giovanni - chiarisce all'ANSA l'avvocato Schirò -.
    Non lo fa per denaro, è infatti consapevole che gli unici beni che ha l'imputato fanno parte dell'eredità, e che con la condanna li perderà. Nessun altro familiare, peraltro, si è costituito parte civile: la sorella della vittima, Amalia, è presente ma come persona offesa".
    "Per tutta la vita - racconta ancora il legale - Giovanni Fresi ha cresciuto il figlio da solo e se n'è occupato seguendolo nelle sue mille traversie anche giudiziarie, standogli sempre vicino. Con Anna Maria stavano insieme dal 2014: dieci anni di vita insieme. Ora la mia assistita chiede e pretende giustizia per la memoria del compagno ucciso dall'azione dissennata del figlio".
    Si torna in aula il 21 gennaio 2025 per ascoltare alcuni testimoni oculari della serata brava che ha preceduto l'omicidio, e l'allora fidanzata di Michele Fresi, Sofia Maria Vasiliu, anche lei parte civile perchè venne picchiata e colpita al volto dall'imputato. (ANSA).
   

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