Sardegna

L'innovazione arriva nella filiera bovina con il progetto Boes

Accorgimenti sviluppati in due anni di ricerca accademica

Redazione Ansa

(ANSA) - CAGLIARI, 18 MAR - Mangimi per il periodo dalla primavera all'autunno, ingrasso dei capi con il sistema dry lot (sistema confinato all'aperto a basso investimento di strutture) e un protocollo di frollatura per i tagli di carne macellati. Si muove su questi tre cardini il progetto Boes, giunto alle fasi conclusive, che ha permesso il perfezionamento di nuove modalità di gestione della filiera.
    Accorgimenti sviluppati in due anni di ricerca accademica, grazie all'impegno della Università di Sassari in collaborazione con quelle di Bari e l'agenzia regionale Agris che hanno affiancato l'azienda capofila del progetto, la Milia Srl, prestando la propria opera per il perfezionamento di una parte del settore bovino. Il tutto grazie al finanziamento del PSR Sardegna 2014/2020 fondo Feasr Misura 16.1 "Sostegno per la costituzione dei gruppi operativi del PEI in materia di produttività e sostenibilità dell'agricoltura".
    Per quanto riguarda l'allevamento "si è valutata la possibilità di dare un'integrazione alimentare, costituita da mangime - - spiega Antonello Milia, titolare della Milia Carni - I risultati che abbiamo avuto confermano la bontà di questa tecnica, in quanto il ricavo marginale (dato dal maggiore accrescimento dei vitelli integrati rispetto ai vitelli che non ricevevano mangime) è risultato superiore al costo marginale, costituito dal costo del mangime utilizzato".
    "La seconda area - spiega Alberto Stanislao Atzori della Università di Sassari - ha previsto una prova di ingrassamento con il confronto di due sistemi di ingrasso uno in centro ingrasso classico e uno in sistema dry lot (sistema confinato all'aperto a basso investimento di strutture). Vi sono delle differenze tra i due sistemi, come la durata del ciclo di ingrasso, inferiore nel caso dei sistemi dry-lot; il peso alla macellazione leggermente superiore nei centri ingrasso. Gli animali allevati in dry-lot beneficiano di maggiori spazi e maggior benessere che favorisce cicli più corti. Anche dal lato economico i costi di conduzione sono più bassi nel sistema dry-lot con conseguenti maggiori margini sul costo alimentare e maggiore valore aggiunto rispetto ai costi gestionali nonostante sensibili maggiori ricavi in centro ingrasso".
    Infine la terza fase, come ha spiegato Francesco Fancello della Università di Sassari, "ha previsto la definizione di un protocollo di frollatura in collaborazione con il professore Aristide Maggiolino dell'Università di Bari. Si tratta di un processo chimico-fisico della durata massima di 35 giorni che deve essere costantemente monitorato e che è regolamentato da specifiche norme europee per il rispetto degli standard di igiene a cui è sottoposta la carne che viene fatta maturare in ambienti con temperatura, umidità, pH ed areazione strettamente controllati Fattori che intervengono su tenerezza e succosità della carne, aroma e sapore. Abbiamo rilevato che non vi sono particolari differenze fra la frollatura in cella e in armadio dal punto di vista delle caratteristiche fisiche e chimiche della carne frollata. È quindi fondamentale adottare pratiche di gestione della carne sin fasi iniziali di frollatura riducendo al minimo il rischio di contaminazione microbica nelle primissime fasi di macellazione e nella preparazione dei tagli adottando delle buone pratiche igieniche e di processo" (ANSA).
   

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