E' stato identificato l'eritreo di 25 anni morto durante il viaggio della speranza per le ferite riportate in Libia dove, al momento dell'imbarco sul gommone, sarebbe stato picchiato da trafficanti di vite umane e poi calpestato dalla ressa. Il riconoscimento è stato fatto da un suo compagno: erano partiti dallo stesso villaggio e si erano ritrovati in Libia. Poi al momento della partenza erano stati fatti salire su due gommoni diversi che sono stati poi soccorsi dalla nave Scirocco, che due giorni fa li ha portati a Pozzallo, nel Ragusano. Una volta a bordo dell'imbarcazione della marina militare italiana il migrante ha saputo della morte di un eritreo e ha voluto vedere la vittima, e lo ha riconosciuto. La sua deposizione è stata raccolta dalla polizia di Stato, che avrebbe già fatto avvisare i familiari della vittima.
Picchiato in Libia con un bastone alla testa e poi calpestato dalla ressa di migranti costretti a salire di corsa sul natante. Sarebbe stato ferito mortalmente così il giovane eritreo il cui corpo è da ieri a Pozzallo, dove sono sbarcati altre 289 persone.
Ammassati su un gommone, così piccolo che alcuni di loro hanno preso posto 'seduti' sul corpo di un eritreo morto per le percosse ricevute.
E' il tragico racconto di alcuni dei migranti soccorsi dalla fregata Scirocco della marina militare italiana e portati in salvo, ieri, nel porto di Pozzallo.
La squadra mobile di Ragusa ha fermato due presunti scafisti, accusandoli anche di omicidio come evento di un altro reato. "Sul gommone - racconta un sopravvissuto al viaggio alla polizia di Ragusa - i libici ci bastonavano, colpendoci in qualsiasi parte del corpo e anche in parti vitali, quali la testa, la nuca e il collo. Io mi trovavo ad occupare un posto posizionato al centro del gommone, quando uno di noi ci faceva notare che un soggetto, probabilmente di nazionalità eritrea, era deceduto". "Alcuni dei soggetti, forse del Mali - ricorda un migrante - trovavano più agevole, dato l'estremo affollamento, sedersi direttamente sopra il cadavere.
Durante la navigazione più volte gli scafisti ci dicevano di gettare in mare in cadavere, ma noi ci opponevamo con fermezza perché volevamo continuare il viaggio con il nostro amico".
Matteo Renzi
"Di fronte a una mamma che muore nel mare di Lampedusa con accanto un bambino nato sei ore prima", bisogna avere "un minimo di sentimento umano" e avere l'obiettivo di dire "cosa possiamo fare concretamente". "Noi facciamo Mare nostrum però l'Europa non può darci lezioni e non aiutarci a fare". Così il premier Matteo Renzi a Anno Uno su La7, sul tema dell'immigrazione.
"A Ban Ki-moon ho detto ci siamo stufati di fare la parte dei fessacchiotti" sul tema dell'immigrazione. "Le Nazioni Unite prendano l'impegno di fare un inviato speciale in Libia", anche con lo scopo di "evitare che gli scafisti siano i proprietari delle coste".
"Mare Nostrum, che deve essere" una missione "europea e non solo italiana", ha consentito "di salvare vite umane ma anche di arrestare 214 scafisti che per quel che mi riguarda andrebbero presi, schiaffati nelle patrie galere" per poi "buttare via la chiave". Così il premier Matteo Renzi a Anno Uno su La7. "Dal punto di vista umano pretendo che un paese civile sia durissimo contro i mercanti di morte".
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