Ci sono 12 donne e due minorenni tra le 17 vittime del naufragio di migranti nel canale di Sicilia, oltre a tre uomini. I corpi sono sulla fregata grecale nel porto di Catania
Oltre duecento migranti li hanno salvati le navi italiane e i mercantili dirottati in zona, 17 li hanno recuperati già cadaveri, molti altri, probabilmente altri 200, sono già in fondo al mare se è vero che sul barcone erano in quattrocento.
L'ennesima strage di migranti si compie a 40 miglia dalle coste della Libia, a pochi giorni di distanza da un altro naufragio costato la vita a una quarantina di persone partite dalle coste orientali del paese nordafricano. Segno che, probabilmente, non bastano più gli sforzi che l'Italia sta facendo con Mare Nostrum ed occorre, invece, mettere in piedi una missione internazionale per tentare di bloccare i trafficanti di morte e consentire alle migliaia di richiedenti asilo che si trovano in Libia di poter presentare le domande in quel paese.
Due presunti scafisti del naufragio di ieri nel Canale di Sicilia in cui sono morti almeno 17 migranti sono stati fermati dalla squadra mobile della Questura etnea. La Procura di Catania, oltre al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, gli contesta il naufragio e l'omicidio volontario plurimo.
Il provvedimento, eseguito dalla polizia, è stato emesso dal procuratore Giovanni Salvi e dal sostituto Monia Di Marco. Secondo l'accusa, i due avrebbero bloccato i motori in acque internazionali, per chiedere soccorso, causando un danno al natante che avrebbe cominciato a imbarcare acqua. Lo spostamento dei migranti a bordo alla ricerca di un posto per evitare di cadere in mare ha fatto rovesciare il barcone. I due presunti scafisti sono due nordafricani che sono stati già condotti in carcere.
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