(ANSA) - PALERMO, 22 LUG - Una sessantina di persone sarebbero state accoltellate e gettate in mare. Lo raccontano i migranti che erano sul barcone soccorso il 19 luglio da una petroliera danese tra la Libia e Malta ai poliziotti che li hanno interrogati.
Sarebbero responsabili della morte di decine di profughi che viaggiavano con i 561 migranti giunti a Messina domenica scorsa. I migranti salvati da una petroliera il 19 luglio scorso, poi portati a Messina, raccontano che i cinque arrestati, tra cui un imbianchino, un operaio ed un commerciante, sceglievano a caso le vittime, già nella coperta del barcomne o emersi dalla stiva, uomini o donne che fossero, uccidendole e gettando i corpi in mare. Sarebbero una sessantina le persone uccise così Dopo l'arresto dei cinque scafisti per omicidio plurimo gli investigatori della squadra mobile di Messina dicono che ''le testimonianze concordano sulle modalità con cui decine di profughi sono state ammassate all'interno della stiva del barcone e chiuse dentro. E' stata tolta la scala interna e chiusa la porta dall'esterno eliminando così l'unica presa d'aria alla stiva. In pochi minuti il calore è diventato insopportabile e l'aria irrespirabile a causa dei gas di scarico del motore. La disperazione ha spinto quindi i prigionieri a forzare la porta e salire in coperta''.
Migranti, 60 accoltellati e poi in mare
Arrestate cinque persone per omicidio plurimo