Sicilia

Caso Loris Stival, la sorella di Veronica: 'Non c'è con la testa. Accusò mia madre di aver preso il bambino'

La donna in cella di isolamento grida la sua innocenza e lancia un appello al marito: 'Non mi abbandonare'

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Redazione Ansa

Veronica Panarello ha trascorso in silenzio la prima notte nel carcere di Catania. Un silenzio interrotto soltanto dal ripetere, a chiunque l'avvicinasse, la frase: "io sono innocente, io non c'entro...". Ribadendo a tutte le persone che incontra di non avere ucciso Loris. 

Di Veronica parla la sorella, Antonella: "Della morte di Loris mi ha colpito molto la frase che mia sorella mi ha detto: 'ora lo portano a casa', senza dire altro" e poi ha anche accusato nostra madre di "averlo preso lei il bambino". 'E' evidente che non c'è con la testa". "In un momento così difficile - ricorda - lei pensava a mandare via me e nostra madre e non al dramma che tutti in quel momento stavamo vivendo". Secondo Antonella sua sorella è stata "sempre la figlia prediletta dei genitori" e quando, nel 2004, si sono separati Veronica "è andata a vivere con Davide Stival" e da quel momento "non ha più voluto avere rapporti con mia madre" accusandola di "averla abbandonata"; invece, sostiene la sorella, "è stata lei a lasciare sola nostra mamma". Ma lei era "una madre affettuosa e presente con i suoi figli". Antonella Panarello ha confermato che la sua famiglia, quindi anche Veronica, in passato andava a rifornirsi di acqua dalla fonte non lontana dal Mulino Vecchio dove è stato trovato il corpo del bambino.

Veronica al marito, non mi abbandonare

 "Mi mancano i miei figli, Loris e il più piccolo, che è solo a casa". Lo ha detto Veronica Panarello, che lancia un appello al marito Davide: "non mi abbandonare, sono innocente". Lo riferisce l'avvocato 

Il padre di Loris: mai visto comportamenti strani in Veronica
Davide Stival, il padre di Loris, è incredulo delle accuse piombate sulla moglie Veronica. "A una 'cosa' sua non avrei mai creduto. Aspettiamo altri accertamenti" dice a Quarto Grado, in un'intervista che andrà in onda su Retequattro venerdì prossimo. "Se ho dubbi? Dubbi non ne ho, anche perché si è sempre comportata da mamma e da papà quando io non ci sono stato per lavoro... Però non l'avrei mai immaginato. Stiamo insieme da dieci anni, e fino all'ultimo non ho visto comportamenti strani. Se è vero che ha tentato di togliersi la vita, l'ho scoperto adesso".

"Potrei pure dire che è stata lei - prosegue - però non saprei... perché dei fotogrammi sono soltanto fotogrammi... ma ci sono tante coincidenze contro di lei. Per quello che ho visto e per le tante coincidenze che lei non dice, sembra sia stata lei... A quanto mi hanno fatto vedere gli inquirenti, lei non è andata a scuola. Ho chiesto a mia moglie se fosse andata, ma lei mi dà sempre la stessa versione, con sicurezza dice: 'L'ho accompagnato'". "Chi è stato è stato, deve pagare", ribadisce Davide Stival. "Dai filmati si riescono a vedere le sagome, le riconosco, ma nel ritorno non saprei dire. Si vede che ritorna una persona, ma non si riconosce neanche se ha lo zaino. Si riconosce questa sagoma che ritorna dopo un minuto, ma non saprei... Nel frame in cui sembra che ci sia Loris che torna verso casa, non sono sicuro che sia Loris. È una sagoma. Riconosco l'auto e mia moglie. Non so se Veronica nega l'evidenza, perché io sono stato interrogato a parte, non insieme a lei". Riguardo alla mattina del 29 novembre, quando il bambino è stato ucciso, l'uomo afferma: "Veronica mi ha detto che quella mattina Loris non voleva vestirsi perché per lui era sempre un po' difficile andare a scuola, ma poi si è vestito. Io l'ho sentita ed era tranquilla. Poi quando non si trovava più Loris, nel primo pomeriggio, me l'ha detto per tornare e cercare insieme Loris. Da internet, in seguito, ho scoperto del ritrovamento".

E spiega: "Di solito Loris non aveva le chiavi di casa". "Mi fido di mia moglie e non ho mai avuto sospetti sulla sua fedeltà. Non credo alle voci che corrono in giro. Sulle cose serie di cui si dovrebbe parlare, come quello che è successo quella mattina, nessuno apre bocca", continua Stival. Rispetto alle presunte violenze pregresse subite dal bambino, il padre è fermo: "non è possibile che ci siano state violenze. Loris era un bambino tranquillo, tranquillissimo. Non ha mai dato segnali. Ci sentivamo tramite messaggi vocali e scritti. Era contento. Il ricordo più bello che ho di lui è che ultimamente andava matto per il 'taekwondo'. Gli piaceva ed era bravissimo. Quando ero a casa andavo sempre io con lui". "Chi è stato è stato. Anche se è stata mia moglie, deve pagare. Se ci sono le prove, perché dovrei starle accanto?", conclude il padre di Loris Stival. "Non si può fare questo a un bambino. Vorremmo presto il suo corpo per i funerali, almeno lui sta in pace".

Piange Veronica: ma non si dispera. E continua a ripetere quella frase come un ritornello. "Non l'ho ucciso io, non ho ucciso Loris". La mamma ragazzina torna davanti ai magistrati per altre 6 ore, dopo le 8 della scorsa notte, senza cambiare di una virgola il suo atteggiamento: remissiva, voce bassa, occhi che non incrociano mai quelli di chi ascolta. Ma soprattutto la mamma del piccolo ritrovato in fondo al canalone al Mulino Vecchio, respinge ancora una volta le pesantissime accuse che la procura di Ragusa le contesta: omicidio aggravato dal legame di parentela e dalla crudeltà e occultamento di cadavere. Veronica Panarello, scrivono il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota nelle 25 pagine del decreto di fermo, "si è resa responsabile dell'omicidio del proprio figliolo con modalità di elevata efferatezza e sorprendente cinismo".

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Le sue dichiarazioni e il suo racconto di quel che accadde quella mattina "confliggono palesemente con le risultanze delle registrazioni degli impianti di video sorveglianza installati lungo l'effettivo percorso seguito dalla Panarello". Per questo è documentato, "oltre ogni ragionevole dubbio", che quella mattina Loris di casa non uscì più, dopo esservi rientrato alle 8.32, un minuto dopo esser sceso con la mamma e il fratellino più piccolo. E non ci sono dubbi, secondo la procura, anche sul fatto che "nell'intervallo tra le 8.49 e le 9.23 di sabato" nessun'altra persona non conosciuta entrò nel condominio di via Garibaldi 52.

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Ma Veronica avrebbe mentito non solo sugli orari e sugli spostamenti. Agli investigatori ha detto di non conoscere il Mulino Vecchio, dove è stato trovato suo figlio morto. Ed invece la sorella ha raccontato agli inquirenti che proprio a 50 metri da quel posto c'era una fontana dove la loro famiglia, quando erano piccole, andava a prendere l'acqua. Visto che i Panarello abitavano a meno di 2 chilometri da lì.

 

Secondo la ricostruzione della procura, dunque, quel maledetto sabato Veronica torna a casa dopo aver lasciato il figlio piccolo alla ludoteca alle 8.49. Per 36 minuti resta sola con Loris e, per gli investigatori, ammazza il piccolo "aggredendolo mediante azione di strangolamento" con una "fascetta stringicavo in plastica". Poi, alle 9.25, lo carica in auto, passando dalle scale interne e dal garage e si dirige verso il Mulino: una telecamera la riprende "che svolta sulla strada poderale" che porta al punto dove è stato trovato il corpicino.

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Veronica dice di non esser mai passata di là ma di aver fatto un altro giro per andare a buttare il sacchetto della spazzatura. Ma quando gli investigatori hanno rifatto il percorso indicato con lei, ci hanno messo 5 minuti e 33 secondi meno del tempo che ci ha messo quel sabato mattina la mamma di Loris. Un tempo, scrivono i pm, "compatibile con il raggiungimento della zona del Mulino Vecchio, l'abbandono del corpo e il rientro sulla strada". L'omicidio, pero', almeno per il momento resta senza movente: in nessuna delle 25 pagine del provvedimento di fermo si fa mai riferimento alla ragione per cui Veronica avrebbe ucciso suo figlio. "La mia assistita è estranea ai fatti che le vengono contestati - continua a dire l'avvocato Francesco Villardita - anche oggi ha ripetuto sempre la stessa versione. E dunque è serena".

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Lei non c'entra: "ed infatti si è sottoposta spontaneamente a un prelievo del Dna, attraverso un tampone salivare", prosegue il legale. Secondo cui, inoltre, non è affatto vero che Loris è tornato a casa invece di salire in auto con la mamma: "dal filmato visionato con la mia assistita non si riconosce nessuno. E abbiamo prove testimoniali che dimostrano che il bambino è stato accompagnato a scuola". Villardita fa riferimento alla testimonianza di una vigilessa le cui dichiarazioni, però, la procura ritiene "altamente contraddittorie". Sarà il gip a valutare nell'udienza di convalida del fermo, che dovrà essere fissata entro domani sera".

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In attesa di quel momento, Veronica è stata portata in carcere a Catania, dove è stata messa in isolamento e viene controllata a vista. Quando è uscita dalla questura di Ragusa, la gente le ha urlato vergogna, ma quando è arrivata al carcere di Catania le è andata peggio. Le urla dei detenuti si sono sentite anche fuori dalle mura della prigione di piazza Lanza: "assassina, assassina, devi morire...".

 IL PARERE DELLO PSICHIATRA

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Sarebbe proprio la macchina della mamma di Loris quella ripresa dalla telecamera dell'azienda agricola all'ingresso della strada che porta al Mulino Vecchio la mattina di sabato 29 novembre. La circostanza sarebbe emersa nel corso delle ulteriori analisi dei video da parte degli investigatori e sarebbe stata contestata alla donna nel corso dell'interrogatorio in procura. Nel rapporto degli investigatori di tre giorni fa, si parlava di un "auto di colore scuro" che passava "senza rallentare" davanti alla telecamera. Ma dalle analisi più approfondite, gli investigatori sarebbero riusciti ad ingrandire le immagini ed isolare il frame in chi si distinguerebbe la Polo nera di Veronica Panarello.

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