"Abbiamo toccato interessi enormi. Cosa Nostra si finanziava con i fondi europei, dopo che l'abbiamo messa in difficoltà ha reagito.
"E' stata un'esperienza bruttissima. Se non fosse stato per la Polizia - dice Antoci - sarei morto. Voglio continuare ad andare avanti, non mi fermeranno". Una laurea in Economia e commercio, capo area in Sicilia della Banca Sviluppo, azienda di credito sorta nel 2000 e con sede in otto regioni, Antoci alle politiche del febbraio 2013 si candidò al Senato con "Il Megafono", movimento fondato dal governatore della Sicilia Rosario Crocetta; ma non venne eletto: l'unico candidato che fece ingresso a palazzo Madama fu Giuseppe Lumia. Dopo la breve esperienza elettorale, la Regione lo nominò nello stesso anno alla guida del Parco. Per il suo insediamento fu organizzata una cerimonia in piazza, a Sant'Agata di Militello, con l'allora assessore regionale al Territorio Mariella Lo Bello, passata poi alla Formazione e successivamente alle Attività produttive. Con Antoci alla guida dell'ente (dal 2005 senza presidente, aveva visto susseguirsi quattro commissari), nell'area dei Nebrodi si rompe quella sorta di "patto sociale" che andava avanti da decenni e che consentiva l'utilizzo per pascolo, a canoni irrisori, dei terreni demaniali. Alla rottura contribuisce non poco il giovane sindaco di Troina (Enna), Fabio Venezia, anche lui sotto scorta per le numerose minacce ricevute. Quando Troina si aggiunge agli originari comuni del Parco, porta "in dote" 4.200 ettari di terreni a pascolo che il primo cittadino rifiuta di concedere alle solite condizioni. Antoci trova un alleato e comincia la serrata verifica dei contratti. L'allargamento dei controlli (il Parco ha un'estensione di 86 mila ettari e comprende 24 comuni) e la richiesta di certificazione antimafia e dei carichi pendenti avviene anche per chi intende stipulare o rinnovare contratti di piccolo importo, e comunque ben al di sotto della soglia prevista per legge. Alcune concessioni di terreni vengono revocate e dai tribunali arrivano sentenze che inchiodano gli affittuari, che insieme ai privilegi concessori perdono anche i lauti finanziamenti dell'Unione europea, calcolati sugli ettari a disposizione. A fronte di una spesa di 30 euro ad ettaro per un terreno pubblico destinato a pascolo, chi ottiene la concessione dagli enti gode di un contributo di circa 3 mila euro a ettaro. Un "affare milionario" osteggiato dal presidente del Parco dei Nebrodi anche attraverso un protocollo di legalità firmato con la Prefettura di Messina. "Dobbiamo cambiarla tutti insieme questa terra - chiosa Antoci -. Non sto facendo niente di speciale. Sto facendo solo il mio dovere".
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